Europa e Balcani, Febaf: investimenti “vaccino” anti-coronavirus

"Con più integrazione nuove potenzialità per le imprese italiane"

GIU 9, 2020 -

Roma, 9 giu. (askanews) – Maggiore integrazione in Europa, riforme, sostenibilità, innovazione. Sono il “vaccino” anti-coronavirus per il sistema produttivo e le quattro condizioni necessarie per superare la crisi e rilanciare l’economia nei Balcani e nell’Europa del sud-est. A questo processo, che richiederà adeguati investimenti, “il mondo italiano delle imprese e della finanza può dare un grande contributo”. È il quadro delineato alla quinta edizione del “Trieste – Eastern Europe investment forum” organizzato dalla Febaf insieme alla Mib Trieste School of Management, con 30 speaker e oltre 200 partecipanti collegati in streaming.

I paesi dei Balcani e del sud-est europeo “non sono stati tra i più colpiti dal virus e hanno reagito fin qui con sorprendente resilienza, che andrà però sostenuta e rilanciata. Sarà opportuno rafforzare i programmi di cooperazione e accelerare le riforme per l’adesione all’Ue dei paesi candidati. Montenegro, Serbia e ora anche la Macedonia del Nord e l’Albania sono candidati ufficiali e si sono avviati i negoziati. La Bosnia-Erzegovina e il Kosovo sono ancora candidati potenziali”.

Maggiore integrazione in Europa e riforme “sono due facce della stessa medaglia. La sostenibilità è la terza condizione di questo processo di rilancio e dovrà caratterizzare gli investimenti anche in queste regioni. Il futuro post-Covid di questa area dovrà essere più verde e più resiliente”.

C’è poi la spinta verso l’innovazione “che l’Unione Europea ha messo in cima alla sua agenda e che potrà permeare anche le economie di queste regioni. Saranno necessari cospicui investimenti in infrastrutture, produttività e tecnologie, e si apriranno spazi per il nostro settore produttivo e finanziario”.

Alla realizzazione di queste condizioni le imprese e il settore finanziario italiano, “a cominciare da banche e assicurazioni, potranno dare un grande contributo. Dal punto di vista commerciale, l’Italia è il secondo partner Ue dietro la Germania nei Balcani occidentali, con una quota del 15,1%. Non è un obiettivo irrealistico arrivare al primo posto nei prossimi anni. Spazi di crescita sono evidenti anche nel sostegno all’economia reale di queste regioni”.

Come dimostrano i numeri dello studio sugli investimenti nell’Europa centro-orientale presentati al forum, “la maggior parte di queste economie sono caratterizzate da settori bancari differenziati e in evoluzione, da un notevole e diffuso livello di sottoassicurazione e da mercati dei capitali ancora poco sviluppati. Tutti elementi che, combinati alla presenza di molte imprese italiane in loco, rafforzano le prospettive delle nostre banche, assicurazioni, fondi, imprese finanziarie che già operano in quelle aree o intendono farlo”.