Bce, Lagarde potrebbe già ricaricare il bazooka anti Covid

Giovedì direttorio e nuove previsioni, ipotesi di aumento del Pepp

MAG 31, 2020 -

Roma, 31 mag. (askanews) – Fari dei mercati puntati sull’attività delle imprese e sulla disoccupazione di Usa e area euro la prossima settimana, ma soprattutto sul nuovo direttorio Bce che, a causa dell’emergenza Covid-19, si terrà di nuovo in teleconferenza, invece che in una delle previste trasferte tra Paesi dell’area euro.

Il punto più delicato riguarda l’ipotesi che proceda subito a un aumento del suo nuovo piano di acquisti di titoli antipandemico, il Pepp. Le decisioni di politica monetaria verranno comunicate alle 13 e 45. Strettamente collegato a questo aspetto ci sono le nuove previsioni economiche dei tecnici della Bce, che verranno invece illustrate dalla presidente Christine Lagarde, alle 14 e 30, durante la consueta conferenza stampa di spiegazione della riunione.

Le ultime stime risalgono al 12 marzo e a rimarcare quanto sia drammaticamente peggiorata la situazione, basti ricordare che allora la Bce precedeva un Pil 2020 dell’area euro al più 0,8%.

Pochi giorni fa, in un dialogo con i giovani (via internet) Lagarde ha riferito che adesso si stima che il Pil dell’area valutaria accusi una caduta tra l’8% e il 12% quest’anno: almeno “il doppio” del crollo subito nel 2009. E’ ormai irrealistico lo scenario di un “impatto mite” sull’economia dal Covid-19: “E’ molto probabile che saremo tra lo scenario medio e grave”, ha detto.

Lagarde invece ha escluso che gli aumenti dei debiti pubblici conseguenti alle misure antipandemia portino a una nuova crisi dell’area valutaria: “L’aumento del debito riguarda tutti i Paesi, non solo l’area euro. Ed è la cosa giusta da fare. Le misure di Bilancio vanno prese”. Peraltro al momento data la bassa inflazione e i bassi tassi di interesse i costi di servizio del debito “sono estremamente bassi”.

Intanto nell’area euro l’inflazione è già quasi a zero, sotto i colpi della pandemia. A maggio il caro vita ha segnato un incremento medio limitato allo 0,1% su base annua, dal più 0,3% cui era già rallentato ad aprile. Pesa anche il collasso dei prezzi del petrolio, che ha portato a un aggravamento del calo della voce energia, al meno 12%, secondo la stima preliminare di Eurostat, dal meno 9,7% di aprile.

L’inflazione si sta allontanando ulteriormente dagli obiettivi della Bce a cui i trattati affidano il mandato a perseguire la “stabilità dei prezzi”. La stessa istituzione definisce questo target con un caro vita inferiore ma vicino al 2% sulla media di 18-24 mesi. Invece il quadro attuale sembra minacciare di degenarare a dinamiche deflazionistiche.

Le “pesanti ricadute deflattive” della pandemia di Covid “terranno la Bce in modalità anticrisi” e gli analisti di Ing si attendo che la prossima settimana il Consiglio direttivo risponda con un aumento del programma di acquisti di titoli antipandemico (Pepp).

Questo nuovo piano è stato lanciato con un ammontare previsto di 750 miliardi di euro da qui a fine anno. Fin dall’inizio la Bce ha chiarito che avrebbe potuto in ogni momento modificarne durata e ammontare, fattori peraltro legati a doppio filo tra loro. Certo, alzare il Pepp praticamente da subito (c’è stato un solo direttorio a aprile) sarebbe una indiretta ammissione di previsioni iniziali sbagliate.

Ma questo è abbastanza conclamato visto che allora – o almeno a inizio mese (marzo) – si partiva da una stima perfino di crescita sul 2020, mentre ora si profila un tracollo. Quindi di cosa preoccuparsi?

Semmai sarebbe più pressante la preoccupazione che secondo i calcoli degli economisti, al ritmo attuale il Pepp esaurirebbe il suo volume iniziale già a ottobre. E se la Bce scegliesse di procedere a cambiamenti solo in occasione di nuove previsioni economiche, la prossima finestra sarebbe a settembre, forse troppo in prossimità della scadenza per non rischiare di far innervosire i mercati. Per questo è possibile che proceda da subito a un aumento e consistente: anche da 500 miliardi di euro.