Indipendenza economica, vero solo per 4 donne italiane su 10

Indagine BVA-Doxa commissionata da eToro. Più educazione finanziaria

MAG 19, 2020 -

Roma, 19 mag. (askanews) – La questione del “gender gap”, in Italia, è al centro del dibattito pubblico ormai da molto tempo ed ha avuto il merito di accendere un faro sulla disparità salariale tra uomini e donne. Nel nostro paese il divario è del 5%, molto al di sotto della media europea. Ma non è un dato così positivo come potrebbe sembrare. La percentuale, infatti, non tiene conto di altri fattori determinanti che caratterizzano il nostro mercato del lavoro, come per esempio il tasso di occupazione femminile, le diverse qualifiche professionali e le specificità del settore pubblico e privato.

Le donne italiane rappresentano il 42,1% degli occupati complessivi del paese e il tasso di attività femminile è del 56,2% (gli uomini che lavorano sono il 75,1%). Insomma, dopo la Grecia, siamo lo stato con meno donne occupate in Europa. In questo quadro, la crisi portata dal Covid-19 non sembra avere migliorato la situazione ma, al contrario, potrebbe portare un allargamento delle disuguaglianze di genere, rischiando di aggravare quel gender gap già esistente nel mondo del lavoro. È con questo obiettivo che è nato il comitato #datecivoce, 50.000 firme raccolte in pochi giorni per chiedere alla politica finalmente una legge sulla parità di genere. I numeri di uno studio Openpolis , realizzato proprio durante l’emergenza Coronavirus, sottolineano come, sia a livello nazionale che locale, alle donne spetta solo il 20% degli incarichi di rilievo.

Il percorso per una piena uguaglianza appare quindi ancora lungo, e l’attuale situazione lascia spazi ad interrogativi più immediati: quanto sono economicamente indipendenti le donne italiane nel 2020? E quante di loro hanno la possibilità (e la libertà) di investire parte del proprio budget – o di quello famigliare – come meglio credono? Per andare più in profondità sull’argomento, eToro – piattaforma di investimenti multi-asset – ha commissionato a BVA-Doxa uno studio dedicato alle donne italiane e, più in generale, alla loro situazione economica. L’indipendenza economica e la “soglia psicologica” dei 1.778 Euro.

L’indipendenza economica riveste ovviamente un’importanza fondamentale per le donne italiane tanto che – In una scala di importanza che va da 1 a 10 – l’89% dà all’indipendenza economica un voto compreso tra l’8 e il 10. Tra chi attribuisce valori più elevati, troviamo le single con figli a carico (9,6); chi risiede nel Nord-Ovest (9,3) e al terzo posto, a pari merito, il gruppo delle occupate full time e di chi vive in affitto (9,3). Ma quante donne possono definirsi davvero “economicamente indipendenti”? Dalla ricerca emerge che il 78% del campione intervistato ritiene di possedere l’indipendenza economica, ma in questo insieme c’è una differenza sostanziale. Solo il 40% di chi afferma di essere economicamente indipendente dice di esserlo “completamente”, seguito a breve distanza (38%) da chi afferma di essere indipendente, seppur con molte rinunce.

Tra chi ha affermato di essere completamente indipendente troviamo le occupate full time (59%) e le single con figli a carico (54%) mentre tra le meno indipendenti ci sono donne sposate o conviventi con figli (34%) o residenti al Sud e nelle Isole (33%).

Ma quanto denaro occorre mensilmente per potersi garantire l’indipendenza finanziaria? La media è di 1.778 euro. Questa sale in alcune categorie: le single con figli a carico (2.060 euro) e nelle occupate full time (1.984 euro). Valori più bassi si riscontrano invece tra chi risiede al Sud o nelle Isole (1.632 euro). Per le non occupate, invece, la soglia dell’indipendenza finanziaria è di “appena” 1.521 euro.

Il “gender gap” è particolarmente evidente nell’economia domestica. Nel 64% dei casi, infatti, è il partner maschile a guadagnare più della donna, nel 20% dei casi le entrate coincidono, mentre nel 16% sono le donne a contribuire al bilancio famigliare con un’entrata maggiore. La situazione però, si ribalta completamente quando si esamina chi si occupa concretamente dell’economia domestica. Qui la prevalenza della donna nei confronti del partner è schiacciante (66% vs 5%). Approfondendo ulteriormente però, vediamo che la gestione del denaro molto spesso risulta confinata tra le mura domestiche e quasi mai varca la soglia di casa.

Il 65% delle italiane intervistate, infatti, dichiara di non avere mai fatto investimenti. Chi lo ha fatto, invece (il restante 35% del campione), ha scelto soprattutto azioni e immobili (2 donne su 10) o, in maniera minore (1 donna su 10) oggetti preziosi come gioielli e opere d’arte. La maggior parte degli investimenti “in rosa” si registrano maggiormente in una precisa zona geografica (il Nord-Est) e soprattutto nella fascia di età 45-55 e tra le occupate full-time. Ma a chi si rivolgono le donne italiane che decidono di investire? Il consulente di banca è la figura più consultata (63%); più di rado seguono i consigli di famigliari (33%). Tra i principali ostacoli agli investimenti, ci sono la mancanza di denaro (55%); poche conoscenze finanziarie (39%) e tasse troppo alte (19%).

Eppure, le donne italiane sarebbero disposte a cercare opportunità negli investimenti, ma a condizioni ben precise: la percentuale più alta è ovviamente una maggiore disponibilità economica (52%), mentre la seconda ha a che fare con la conoscenza. Più di una donna su quattro, infatti, ha dichiarato che potrebbe essere convinta ad investire se le piattaforme online di investimento promuovessero maggiormente l’educazione finanziaria.