Fondazione Visentini: rilancio turismo puntando su dimore storiche

"La metà dell'offerta museale, ogni anno 45 milioni visitatori"

APR 28, 2020 -

Roma, 28 apr. (askanews) – Rilanciare il turismo puntando sui 45 milioni di persone che ogni anno visitano le dimore storiche. È la ricetta indicata da uno studio della fondazione Bruno Visentini, secondo cui “le dimore storiche coprono la metà dell’offerta museale italiana, svolgono attività in diversi settori del turismo e della cultura (dall’agroalimentare all’alberghiero, all’organizzazione di eventi) e sono un incredibile elemento di attrazione e volano per i territori nei quali si trovano, soprattutto per i piccoli borghi italiani”.

Una rete culturale ed economica che, “a seguito delle misure disposte per gestire l’emergenza sanitaria, rischia di subire perdite dirette per circa due miliardi di euro, con le inevitabili ripercussioni sull’indotto, calo occupazionale e contrazione dei flussi turistici”.

La fondazione Visentini, nel quadro dell’Osservatorio del patrimonio culturale privato italiano che coinvolge anche gli studenti del corso magistrale Luiss Cantieri d’Europa, ha analizzato i dati raccolti dall’Associazione dimore storiche italiane (Adsi). Considerando le 9.385 dimore storiche che attualmente operano in una o più filiere produttive (il 64% delle 14.725 unità registrate, tra ville, castelli, forti, rocche, torri e palazzi), sono state stimate in oltre 1,8 miliardi le previsioni di minori ricavi per il 2020, con 30mila posti di lavoro a rischio e tra i 25 e i 30 milioni di visitatori in meno. Una perdita “con evidenti ripercussioni sull’indotto dei territori, superiore al 50% dei 45 milioni di persone che annualmente visitano le dimore storiche”.

Il settore maggiormente esposto, dal punto di vista economico, è il vitivinicolo. I produttori di vino delle dimore storiche “rappresentano circa il 30% del totale delle imprese del comparto in Italia e le perdite stimate a seguito dell’emergenza sfiorano il miliardo. Dal punto di vista occupazionale, invece, è il settore ricettivo che pagherebbe il prezzo più alto, con quasi 13mila posti a rischio, seguito dal vitivinicolo (oltre 10mila persone a rischio) e dal settore organizzazione eventi (oltre 6mila)”.

Glv