Confindustria Moda firma protocollo coi sindacati per ripartenza

Marenzi: se non si riprende subito a rischio 50% nostre aziende

APR 16, 2020 -

Milano, 16 apr. (askanews) – Confindustria Moda – la federazione del tessile moda e accessorio che raggruppa oltre 65mila imprese che danno lavoro a più di 580mila lavoratori e fatturano più di 95 miliardi – e le organizzazioni sindacali nazionali di categoria Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil hanno firmato un protocollo condiviso che definisce le modalità per la ripresa dell’attività nelle imprese dei settori tessile, moda e accessorio.

“Se le attività non riprenderanno urgentemente, rischiamo di veder scomparire il 50% delle nostre aziende, soprattutto piccole e medie, che rappresentano il 90% del nostro settore”, ha spiegato Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda. “Parliamo di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio, ma anche di mancate entrate fiscali per lo Stato per decine di miliardi di euro. Non solo, per ogni piccola e media impresa italiana che dovesse chiudere, ce ne sarebbe una straniera pronta a prenderne il posto. Significherebbe solo danneggiare la seconda più importante industria manifatturiera del paese, principale contributore al saldo positivo della bilancia commerciale del nostro paese”.

Il protocollo prevede ingressi scaglionati per i dipendenti (previo controllo temperatura corporea, rispetto eventuali periodi di quarantena) e modalità di trasporto dei lavoratori, a cui sarà chiesto di utilizzare preferibilmente mezzi propri, utilizzati individualmente. Per quanto riguarda l’ingresso di fornitori esterni, saranno definite procedure di ingresso transito e uscita con percorsi separati e ben definiti e il rispetto delle indicazioni di distanziamento sociale, nonchè policies per la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica (settimanale) dei locali, degli ambienti produttivi e degli uffici, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago.

Ciascuna azienda fornirà a ogni dipendente un numero adeguato di mascherine protettive (con priorità per i lavoratori addetti ai reparti ad alta intensità di lavoro). Qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è comunque necessario l’uso delle mascherine e altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici) conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie.

Previste precauzioni igieniche individuali, in particolari per le mani, per le quali le aziende mettono a disposizione detergenti specifici. La gestione degli spazi comuni (mensa, spogliatoi, etc) prevede ingressi contingentati, permanenza per tempi ridotti e mantenimento della distanza di sicurezza di almeno 1 metro tra le persone.

Le aziende adotteranno una organizzazione aziendale più flessibile, con la possibile chiusura di tutti i reparti e uffici diversi dalla produzione per i quali è possibile il funzionamento mediante il ricorso allo smart work. Previsti, inoltre, la rimodulazione dei livelli produttivi, la definizione di nuovi piani di turnazione dei dipendenti per ridurre al minimo i contatti e la cancellazione di tutte le trasferte e i viaggi di lavoro nazionali e internazionali.

Il protocollo contempla infine: la cancellazione delle riunioni interne e la riduzione al minimo degli spostamenti interni (le riunioni in presenza solo consentite in occasioni di urgenza e con una partecipazione ridotta al minimo); la sospensione e la cancellazione di tutti gli eventi interni e l’erogazione di attività di formazione da remoto anche per i lavoratori in smart work; è quindi sospesa la formazione in modalità in aula, anche obbligatoria, anche se già organizzata.