Studio Fantozzi: ombre su flat tax partite Iva, A.Entrate chiarisca

Il punto con il commercialista Di Prospero su novità e problematiche

GEN 20, 2020 -

Roma, 20 gen. (askanews) – La stretta sul regime forfettario per le partite Iva, approvata con la legge di Bilancio, presenta alcune ombre secondo gli operatori del settore, a partire dai commercialisti; e anche contribuenti che hanno aperto la partita Iva negli anni scorsi o che intendevano farlo, si trovano alle prese con un bel rompicapo. Si sollecitano chiarimenti, al ministero dell’Economia e all’Agenzia delle Entrate, e non si escludono ulteriori novità normative. Facciamo il punto con Daniele Di Prospero, dottore commercialista, partner dello Studio legale tributario Fantozzi e Associati.

La flat tax, introdotta dalla legge di Bilancio 2019, consiste nella tassazione del reddito imponibile per attività di impresa, arti o professioni da parte di contribuenti persone fisiche, mediante un’imposta sostitutiva sui redditi (e relative addizionali regionale e comunale e Irap) pari al 15% per i soggetti che nell’anno precedente hanno conseguito ricavi, o percepito compensi, non superiori a 65mila euro. Ora, la legge di Bilancio 2020 ha reintrodotto alcune condizioni che ne restringono l’accesso. A partire dal 2020, cioè, chi intende avvalersene dovrà verificare di non aver superato nell’anno precedente il limite massimo di 20mila euro per le spese sostenute per lavoro accessorio o dipendente e compensi erogati ai collaboratori, nonché, di non aver percepito redditi di lavoro dipendente e assimilati, superiori a 30mila euro.

‘Questi limiti di accesso non sono del tutto nuovi, poiché la legge di stabilità 2016 aveva già previsto il limite di 30.000 euro per redditi di lavoro dipendente percepiti nell’anno precedente’, ricorda Di Prospero, il quale aggiunge che una ‘novità’ è invece ‘l’introduzione di un regime premiale per favorire l’uso della fatturazione elettronica anche da parte dei soggetti che opereranno nel regime forfetario e che, pertanto, sarebbero esonerati dalla trasmissione elettronica delle fatture: tale regime premiale consiste nella riduzione di un anno del termine di decadenza per l’accertamento’.

ORA DIPENDENTI E PENSIONATI POTREBBERO ESSERE COSTRETTI A CHIUDERE LA PARTITA IVA APERTA APPENA L’ANNO SCORSO? COME SI MUOVERÀ L’AGENZIA DELLE ENTRATE SUL 2020? ‘In effetti – risponde Di Prospero – potrebbero essere costretti a chiudere la partita Iva, per non essere assoggettati al regime ordinario, quei contribuenti che l’avevano aperta nel 2019, facendo affidamento sulle norme in vigore, ma che, ad oggi, soprattutto per effetto dell’introduzione del limite massimo di 30mila euro per redditi di lavoro dipendente o assimilati (percepiti quindi nel 2019), sarebbero automaticamente esclusi da tale regime. Ma la certezza dell’eventuale superamento o meno della predetta soglia di reddito di lavoro dipendente si potrà avere soltanto con la Certificazione unica (marzo 2020). Sarebbe auspicabile quindi – sottolinea il commercialista – un chiarimento da parte dell’Agenzia delle entrate che fino ad oggi non risulta pervenuto, anche in considerazione del fatto che si preannunciano ulteriori cambiamenti normativi’.

‘Proprio in questi giorni sono stati posti al governo alcuni quesiti dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega sulla possibilità posticipare al 2021 l’entrata in vigore dei limiti di accesso al regime “di favore”, invocando anche la disposizione dello statuto del contribuente che richiede almeno 60 giorni per la decorrenza delle disposizioni che comportano nuovi adempimenti a carico dei contribuenti – prosegue – La legge di Bilancio 2020 di fatto è entrata in vigore dal primo gennaio 2020. Il sottosegretario al Mef, Villarosa ha annunciato delle possibili novità sulla flat tax con il decreto milleproroghe, pertanto occorre aspettare ancora per fare valutazioni adeguate’.

I DIPENDENTI E PENSIONATI CHE AVEVANO INTENZIONE DI APRIRE UNA PARTITA IVA FORFETTARIA, DOVRANNO OPTARE PER IL REGIME ORDINARIO? POTREBBE ESSERE UN DISINCENTIVO? ‘I contribuenti che hanno percepito redditi oltre i 30mila euro nel 2019 risultano esclusi dal regime forfetario, pertanto, dovranno operare nel regime ordinario, con tutti gli obblighi che ne derivano, ovvero, dovranno dotarsi dei mezzi adeguati per la fatturazione elettronica e far fronte agli adempimenti contabili da dover rispettare. Ne consegue che, questi soggetti potrebbero essere disincentivati ad aprire la partita Iva. Il regime forfetario, infatti nasce come regime “di favore” per piccole imprese e piccoli professionisti, che attraverso alcune semplificazioni contabili e fiscali, incentiva l’apertura di nuove partite iva e promuove lo sviluppo di iniziative imprenditoriali’.

QUALE GETTITO SI ATTENDE DALLE MODIFICHE? ‘Dalla relazione illustrativa al ddl Bilancio 2020 emerge che degli attuali 1,4 milioni di soggetti che operano nel regime forfetario è stato stimato che circa 1.089.774 rimarranno in tale regime, mentre 341.494 soggetti ne saranno esclusi e potrebbero essere assoggettati a tassazione ordinaria, qualora non rinuncino alla partita Iva. Dalla medesima relazione emerge che, solo attraverso l’introduzione del limite dei 30mila euro da lavoro dipendente, si prevede una limitata riduzione di gettito nel 2020 (-4,3 milioni di euro) e un recupero di gettito di circa 593 milioni di euro già nel 2021’.

PER I SINDACATI LA FLAT TAX E’ INGIUSTA PERCHE’ UN LIBERO PROFESSIONISTA FINO A 65MILA EURO HA UNA TASSAZIONE DEL 15% MENTRE UN DIPENDENTE CHE “GUADAGNA UN TERZO PAGA QUASI IL DOPPIO DELLE TASSE’. ‘Spesso la flat tax è stata criticata in quanto, l’applicazione di un’aliquota fissa al 15% costituirebbe una sorta di “deroga” al principio di progressività del nostro ordinamento tributario secondo cui all’aumentare del reddito imponibile, aumenta l’aliquota di imposta; tuttavia, essa rappresenta innanzitutto una soluzione che può essere valutata positivamente se si inserisce in un più ampio progetto di rivisitazione dell’Irpef – come la riduzione delle aliquote fiscali applicabili al reddito imponibile – che sembra si voglia mettere in campo nei prossimi mesi. indubbiamente, la “tassa piatta” può consentire maggiori risparmi di imposta al “popolo delle partite Iva”, rispetto alle altre categorie di contribuenti, ma ciò potrebbe rispondere all’intento di agevolare nuove iniziative economiche ed imprenditoriali in un periodo, quale quello attuale, in cui si rendono opportuni interventi che aiutino la ripresa’.

DA GENNAIO SCORSO È SCATTATO L’OBBLIGO DELLO SCONTRINO ELETTRONICO PER TUTTI, ANCHE PER I FORFETTARI. CHE SUCCEDERÀ? ‘Tali soggetti dovranno adeguare i propri registratori con registratori di cassa telematici con capacità di connettersi ad internet. L’invio dei dati diventa pertanto automatico in sede di chiusura di cassa. Nel momento in cui sorgessero problemi di connessione, i soggetti obbligati avranno 12 giorni di tempo per trasmettere i dati all’Agenzia delle Entrate. Alternativamente, si potrà utilizzare la procedura web presente nel portale “Fatture e corrispettivi” del sito dell’Agenzia. Ricordiamo che, per i non adempienti, è prevista una moratoria fino al primo luglio 2020’.

SE IL LEGISLATORE CAMBIA STRATEGIA DI FONDO OGNI ANNO, NON DIVENTA DIFFICILE PER IL CONTRIBUENTE ORIENTARE LE PROPRIE SCELTE DI LUNGO PERIODO? ‘E’ indubbio che i continui cambiamenti legislativi in materia fiscale, tipici di queste ultimi anni, mettono in evidenza la mancanza di un progetto sistemico che dia ordine e continuità operativa ad imprese e professionisti. Questo è frutto dell’alternarsi al governo, nell’arco della stessa legislatura, di forze politiche che non hanno progetti condivisi di politica fiscale. Ciò determina da parte del contribuente una sorta di “navigazione a vista” che spesso non consente lo sviluppo di progetti e iniziative imprenditoriali di lungo termine e di largo respiro’.

SECONDO L’OSSERVATORIO STATISTICO DEI CONSULENTI DEL LAVORO SAREBBERO CIRCA 10MILA LE PARTITE IVA A RISCHIO CHIUSURA A CAUSA DEI NUOVI LIMITI. ‘L ‘Osservatorio Statistico dei consulenti del lavoro ha condotto un’analisi mirata che valuta l’impatto delle modifiche apportate dalla legge di bilancio sui soggetti che hanno aperto la partita Iva nel 2019 e che percepiscono un reddito di lavoro dipendente e assimilato. I dati indicano che circa 3.500 pensionati dovranno rinunciare ad un’attività autonoma, integrativa della propria pensione. Inoltre sarebbero incentivati ad abbandonare l’attività autonoma anche 893 persone under 35, 1.414 soggetti compresi nella fascia di età tra i 36-50 anni e circa 4.084 persone nella fascia 51-65 anni. La stima sembra attendibile, tuttavia sarà necessario attendere i dati dell’osservatorio sulle partite Iva del MEF per una conferma’.