Agroalimentare, infrastrutture ok al nord ma divario paesi Ue

Il punto dall'action tank di Agrinsieme "Grow!"

GEN 20, 2020 -

Roma, 20 gen. (askanews) – La dotazione delle infrastrutture materiali del Nord Italia appare buona rispetto al resto del Paese, pur se caratterizzata da una diversa intensità a livello territoriale: prendendo in considerazione, infatti, la presenza di reti infrastrutturali rispetto al numero di imprese agroalimentari operanti nel territorio, emerge come il Nord-Ovest possa contare su una media di 41 km di reti viarie per impresa, con la Liguria a fare la parte del leone con circa 60 km/impresa, a fronte dei 26 km/impresa del Nord-Est, numeri nettamente superiori a quelli del Sud. Anche a livello di infrastrutture immateriali, le regioni del Nord presentano un’alta e crescente diffusione di reti digitali, con l’Emilia-Romagna sul podio con circa il 90% delle famiglie che accedono a internet, a fronte di una media nazionale dell’84%, che al Sud scende al 78%; quanto all’utilizzo di internet da parte delle imprese il quadro appare meno netto: nel Nord-Ovest circa il 50% delle imprese usa attivamente internet nelle attività operative e commerciali, mentre nel Nord-Est l’incidenza scende al 46%, a fronte di una media nazionale del 48%.

È quanto emerge dalla quarta edizione di “Grow!”, l’Action Tank del coordinamento di Agrinsieme che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari. “Il ruolo delle infrastrutture per l’agricoltura del Nord” è stato il tema sul quale si sono confrontati oggi a Bologna il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, i presidenti delle commissioni agricoltura del Senato Gianpaolo Vallardi e della Camera dei deputati Filippo Gallinella, gli assessori all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Simona Caselli e del Piemonte Marco Protopapa e Carlo Sabetta, di Assotelecomunicazioni-ASSTEL. All’iniziativa sono inoltre intervenuti il coordinatore nazionale di Agrinsieme Franco Verrascina e i copresidenti del Coordinamento Dino Scanavino, Massimiliano Giansanti e Giorgio Mercuri.

Le note dolenti, come emerge da uno studio elaborato ad hoc da Nomisma per Agrinsieme e illustrato dal responsabile dell’Area Agricoltura e Industria Alimentare della società di ricerca Denis Pantini, arrivano confrontando i numeri del Nord Italia con quelli dei nostri principali competitor europei, verso i quali pesa un divario a sfavore del nostro Paese. La dotazione media di infrastrutture materiali, infatti, pari a 797km ogni 1000km2 nel Nord-Ovest e a 774km ogni 1000km2 nel Nord-Est, risulta nel complesso inferiore alle aree del Regno Unito (2.483km/1000km2), della Francia (2.266 km/1000 km2) e della Germania (1.028km/1000km2); anche in riferimento alle infrastrutture immateriali emerge un distacco rispetto ai competitor UE: nelle regioni del Nord Italia la digitalizzazione delle famiglie è pari all’87% nel Nord-Ovest e all’88% nel Nord-Est, percentuali superiori alla media italiana dell’84%, ma inferiori a quelle di Germania e Regno Unito.

“Tali ritardi infrastrutturali con i paesi UE – commenta Agrinsieme – continuano a pesare in maniera significativa sulla competitività del Paese e del nostro agroalimentare; il sistema infrastrutturale, infatti, è indispensabile per una maggiore efficienza della movimentazione delle merci, ma anche e soprattutto per il raggiungimento di mercati più lontani e promettenti. In questo contesto il Nord Italia, nonostante presenti un quadro grossomodo positivo rispetto al resto del Paese, ha performance inferiori a quelle dei nostri principali competitor comunitari. Ed è proprio l’agroalimentare a risentire più di altri settori di un simile gap di reti fisiche e digitali, che si traduce in mercati domestici inefficienti, con una minima integrazione spaziale e temporale, in una bassa trasmissione del prezzo e, infine, in una limitata competitività sui mercati internazionali, tutti fattori che alla lunga vanno a impattare sui redditi degli agricoltori e sulle opportunità di investimento privato”.

“Basti pensare che mentre nel 2008 il differenziale nel solo export agricolo tra l’Italia e la Spagna era pari al 92%, dieci anni dopo la forbice si è allargata fino al 168%, con l’export degli spagnoli a superare i 20 miliardi di euro contro i nostri 7 miliardi. E rispetto al top exporter europeo, i Paesi Bassi con oltre 30 miliardi di esportazioni agricole, il differenziale che scontiamo è passato dal 200% nel 2008 al 302% nel 2018. Vale la pena di ricordare, infine, che nel Settentrione si concentra circa il 60-70% dell’export agricolo e alimentare nazionale, per un valore complessivo che nel 2018 è stato di circa 30 miliardi di euro”, conclude Agrinsieme.