Safilo, Trocchia: ho responsabilità di assicurare futuro azienda

"Fabbriche italiane in sovrapproduzione dopo uscita Dior e Fendi"

DIC 11, 2019 -

Padova, 11 dic. (askanews) – “Sono decisioni che non si prendono mai a cuor leggero, e che uno non vorrebbe mai prendere, ma ho la responsabilità di assicurare il futuro alla Safilo e dobbiamo guardare alla realtà, e purtroppo i nostri stabilimenti italiani sono terribilmente in sovrapproduzione rispetto ai volumi previsti dopo l’uscita dei marchi Dior e Fendi”. Lo ha detto l’amministratore delegato della Safilo, Angelo Trocchia, che ha illustrato il piano di ristrutturazione  che prevede 700 esuberi (400 a Longarone nel bellunese, 250 a Martignacco in Friuli con la chiusura dello stabilimento, e 50 nella sede di Padova) su un totale di 2.600 in Italia.

Trocchia ha evidenziato che l’uscita dei due marchi Dior e Fendi ha implicato una riduzione dei ricavi per un valore di 200 milioni. “Abbiamo già internalizzato altre produzioni – ha spiegato l’ad – ma il problema è che in questo momento non ci sono licenze del lusso sul mercato che possano compensare questi cali di produzione, e questa decisione di ristrutturare è vitale se vogliamo assicurare un futuro allo Safilo. Ho già detto che Safilo ha alle spalle 150 anni di storia, e vorrei che ne avesse altri 150 in futuro”.

“Subito dopo la decisione del cda – ha proseguito Trocchia – ho incontrato i sindacati per comunicare loro il piano e sono assolutamente disponibile a sedermi al tavolo da subito e per tutti i prossimi giorni, per tutto il tempo necessario, per affrontare insieme questa situazione nel migliore dei modi”.

Trocchia ha rimarcato che “nello stabilimento di Longarone ci sono addetti che da oltre 20 anni producono occhiali con il marchio Dior, credo che la loro professionalità non debba andare perduta. Per questo spero ci possa essere un confronto, anche con il sindaco, e le parti sociali, per trovare delle soluzioni di ricollocazione nella valle”.

L’amministratore delegato ha aggiunto che esiste “una forte volontà di rimanere in Italia e di difendere la nostra azienda, ma non possiamo non guardare alla realtà. Non ci sono più i volumi di produzione dati fino a oggi da Dior e Fendi e quindi bisogna fare una riduzione della capacità produttiva, perchè stiamo perdendo il 50% di ore lavoro necessarie”.