Lavoro, Visco: Italia ultima in Ue per partecipazione femminile

Crescita Paese dipenderà fortemente dal coinvolgimento delle donne

DIC 10, 2019 -

Milano, 10 dic. (askanews) – Italia fanalino di coda in Europa per la partecipazione femminile al mondo del lavoro che invece rappresenterà uno dei motori fondamentali della futura crescita del nostro Paese. Lo ha sottolineato il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al convegno della rivista Economia Italiana sul “Gender gaps in the Italian economy and the role of public policy”, presso il Centro Carlo Azeglio Ciampi per l’educazione monetaria e finanziaria.

“Negli ultimi 20 anni numerosi studi, inclusi quelli prodotti in Banca d’Italia – ha detto Visco – hanno messo in luce i molteplici benefici che derivano da una maggiore presenza e una più piena valorizzazione del contributo delle donne nell’economia e nella società. Il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è, tuttavia, ancora lontano. In Italia il tasso di partecipazione femminile registrato nel 2018, pari al 56%, è il più basso tra i 28 paesi dell’Unione europea”.

La ridotta partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ha spiegato Visco, “ha importanti implicazioni per la crescita economica”. “Vi è consenso nel ritenere – ha detto – che, se la partecipazione femminile raggiungesse i livelli di quella maschile in ogni paese, ne conseguirebbe una notevole espansione del prodotto globale. Stime recenti suggeriscono che la rimozione delle barriere all’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro per le donne spieghi, negli Stati Uniti, oltre un terzo della crescita del reddito pro capite registrata tra il 1960 e il 2010”. Per l’Italia “la crescita potenziale prevista per i prossimi anni dipende fortemente dalle ipotesi circa la partecipazione femminile, che ne risulta essere un motore fondamentale. Essa – ha sottolineato Visco – rileva in termini quantitativi, poiché vi sono oltre 8 milioni di donne attualmente inattive, ma è importante anche in termini qualitativi. Le donne, infatti, hanno livelli d’istruzione elevati e posseggono competenze e abilità, quali quelle riguardanti le relazioni interpersonali e la comunicazione, che nel mondo del lavoro di oggi sono considerate cruciali. Non avvantaggiarsene rappresenta per la nostra economia una grave inefficienza”.