Ex Ilva, voglia nazionalizzazione. Piace a Cgil ma Cisl-Uil fredde

Compatti sul rispetto degli accordi, il rischio del contenzioso

NOV 8, 2019 -

Roma, 8 nov. (askanews) – La nazionalizzazione dell’ex Ilva di Taranto è una delle opzioni sul tavolo del premier Giuseppe Conte, anche se è prematuro parlarne. Un’ipotesi che piace al leader della Cgil, Maurizio Landini, che, durante gli incontri dei giorni scorsi a Palazzo Chigi, ha sollecitato apertamente un intervento pubblico. Una richiesta precisa al capo dell’esecutivo di “mettere sul piatto la disponibilità ad entrare nella proprietà attraverso Cassa depositi e prestiti”.

L’idea non sembra però incontrare il favore delle altre due confederazioni. La Cisl di Annamaria Furlan per ora non si è espressa. Più in generale, nella storia recente di altre vertenze, si è sempre posta il problema di chi paga. Sull’Ilva non ha detto nulla in proposito. Ha invece ribadito a più riprese l’importanza del rispetto degli accordi da parte di ArcelorMittal.

Furlan ha tuttavia manifestato perplessità sulla via legale. “Credo – ha affermato la leader della Cisl – che sarebbe troppo lunga e alla fine ci ritroveremmo la fabbrica chiusa. Dobbiamo invece privilegiare un percorso che mantenga in vita la fabbrica e la produzione di acciaio”. La Cisl insiste sullo scudo penale per togliere definitivamente dal tavolo la questione che ha animato il dibattito.

La Uil di Carmelo Barbagallo è sulla stessa linea. “Non convince l’idea che faremo una causa epocale con ArcelorMittal perché, quando la causa finirà, ci sarà il deserto industriale e occupazionale. Dobbiamo capire cosa fare per ripristinare gli accordi fatti con fatica e impegno e cercare di trovare la soluzione con l’azienda”.