Indice Domus-Ispi: Milano una global city dalla crescita armonica

Qualità dell'aria e occupazione famminile restano punti deboli

OTT 10, 2019 -

Cernobbio (CO), 10 ott. (askanews) – Da un lato un tessuto economico in fermento, disuguaglianze sociali contenute, un traffico aeroportuale decisamente intenso per numero di passeggeri transitati. Dall’altro una qualità dell’aria molto bassa e un’occupazione femminile ancora al di sotto dei benchmark occidentali. Parliamo di Milano secondo l’immagine che emerge dallo studio sull’energia urbana realizzato in esclusiva per Domus dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) i cui risultati sono stati presentati nel capoluogo lombardo in occasione del domusforum 2019 – the future of cities.

L’Indice Domus Ispi “Urban energy – five dimensions to grasp the future of cities” fornisce un nuovo modello di valutazione delle global city, con un approccio che va oltre il Pil e misura l’energia risultante dalle diverse forze in gioco: energia economica, energia cinetica (trasporto pubblico, traffico aeroportuale, accesso a internet, congestionamento urbano), energia sociale (diseguaglianza economica, disoccupazione giovanile, partecipazione femminile), energia attrattiva (apertura al business, copertura medica, livello di istruzione) ed energia ambientale (concentrazione PM 10, emissioni inquinanti, riciclo rifiuti).

A finire sotto la lente sono dieci città: Chicago, Londra, Milano, San Paolo, Shanghai, Buenos Aires, Johannesburg, Lagos, Singapore e Toronto (con le ultime cinque scelte per la prima volta quest’anno per le loro importanza e crescita impetuosa). Al cospetto di capitali globali come Chicago, Toronto e Londra, Milano è risultata perfettamente allineata con un forte equilibrio tra tutte e cinque le energie e con livelli di sviluppo simili tra le varie dimensioni.

Certo Milano non può considerarsi arrivata e, soprattutto, non può immaginare se stessa prima in un Paese che, invece, rimane indietro, non può cavalcare le eccellenze lasciando indietro chi non viaggia alla stessa velocità. Le chiavi per creare global city attrattive sono cultura e formazione, secondo l’amministratore delegato e vice presidente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera che lancia un avvertimento chiaro sull’uso della tecnologia. “La radice culturale è fondamentale – ha detto nel suo intervento durante la tavola rotonda – occorre investire sull’unione tra cultura e tecnologia. Noi stiamo imponendo la tecnologia all’uomo anzichè educare l’uomo a usare la tecnologia, ci sono persone che si fanno trascinare da un tweet”. Certo, ha osservato “ci sono Paesi dove gli investimenti in cultura sono defiscalizzati, e altri dove no. Le tecnologie sono la nuova bomba atomica: è tragico che non ci sia un focus sulla formazione”.

Sull’importanza di tenere insieme tutto il tessuto sociale, senza dare energia a forze centrifughe, si è espresso anche il presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti: “Accorciare le distanze, uso un termine calcistico degli anni ’60, per dire che mentre la città progredisce c’è chi stando fermo percepisce di restare indietro. Il divario tecnologico, di conoscenze, sociale – ha osservato – crea microcomunità, crea spinte verso una microframmentazione. Occorre riconoscere questo rischio per evitarlo”.

L’indice Domus-Ispi fornisce strumenti di analisi utili per immaginare le città del futuro e le direttrici lungo le quali costruire lo sviluppo urbano. Milano, dal canto suo, ha un tessuto imprenditoriale vivo ma anche disuguaglianze contenute, copertura sanitaria e un’aspettativa di vita che è la più alta tra tutte le città prese in analisi. In particolare la metropoli lombarda si distingue per un alto tasso di energia cinetica dettata in primis dal traffico aeroportuale che primeggia rispetto a tutte le altre città. Il numero di passeggeri transitati per gli scali di Milano e Bergamo ha infatti superato di 30 volte quello degli abitanti del capoluogo (40 milioni vs 1,4 milioni). Resta molto lavoro da fare, invece, sul fronte ambientale, con una qualità dell’aria bassa, e sulle politiche di genere con un tasso di occupazione delle donne al di sotto dei benchmarck occidentali.

“Un sentimento diffuso – ha osservato Tronchetti Provera – è la necessità di creare maggiore solidarietà. Oggi il merito e le competenze son sono più una precondizione, sia che si parli di politica che di imprese”. “Non vorrei – ha concluso – che si arrivasse a una società in cui chi non ha fatto niente possa parlare e chi ha fatto debba tacere”.