Energia, la transizione green porterà più occupazione in Europa

Studio Enel e The European House Ambrosetti al forum a Cernobbio

SET 6, 2019 -

Milano, 6 set. (askanews) – La transizione energetica, sostenuta dall’elettrificazione, nel 2030 produrrà un aumento netto della produzione industriale in Europa fino a 145 miliardi di euro. Di questi fino a 23 saranno in Italia. Non solo: l’occupazione nell’Unione registrerà un incremento di massimo 1,4 milioni di posti di lavoro, di cui finoa 173milanel nostro Paese, mentre il passaggio alle tecnologie elettriche consentirà risparmi legati all’inquinamento per circa 3 miliardi di euro. Sono queste le stime emerse dallo studio “Just E-Volution 2030” realizzato da Enel e The european House Ambrosetti presentato a Villa d’Este nell’ambito del 45esimo forum. Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, che ha presentato lo studio con il ceo di The European House, Valerio de Molli, alla presenza del presidente di Enel, Patrizia Grieco.

“La dimostrazione che abbiamo con questo studio è che c’è un incremento del Pil, un aumento netto dell’occupazione e un miglioramento della qualità di vita soprattutto nelle città. Evidentemente poi a livello personale ci sono segmenti industriali che hanno un impatto negativo -ha affermato Starace – È giusto che si interroghino le persone che sono in questi segmenti industriali e su quali politiche e in che maniera gestire la transizione e la riconversione industriale senza lasciare nessuno indietro”.

La transizione energetica, col passaggio dalla generazione elettrica da fonti fossili, come il carbone e il gas, alle rinnovabili, è favorita dallo sviluppo tecnologico, dalla digitalizzazione e dalla elettrificazione dei consumi nella mobilità come nel riscaldamento o nella cottura dei cibi. La diffusione del vettore elettrico, inoltre, consentirà una riduzione delle emissioni di CO2 e il raggiungimento dei target di decarbonizzazione dell’Unione Europea al 2030: riduzione del 40% dei gas serra rispetto al 1990, raggiungimento di una quota del 32% di fonti rinnovabili nei consumi finali e miglioramento del 32,5% nell’efficienza energetica. In questo contesto il nostro Paese gode, per una volta, di una posizione di partenza favorevole: “L’Italia – ha osservato Starace – ha una economia che mediamente è tra le più efficienti in termini di intensità di energia per unità di Pil, è una delle nazioni europee che ha la maggiore circolarità dell’economia, è più capace di riutilizzare materie prime e ha una percentuale di energie rinnovabili mediamente alta. Quindi parte molto bene. Con adeguati strumenti può fare un grande salto quantico in termini di redditività se cavalca bene questo momento”.

Dal canto suo Enel, per aumentare la sua capacità rinnovabile ha lanciato sul mercato statunitense un bond ‘sostenibile’ da 1,5 miliardi di dollari per consentire al gruppo di raggiungere a fine 2021 una percentuale di almeno il 55% del totale. E Starace non ha escluso che questo strumento venga lanciato presto anche in Europa. A livello Paese, invece, per favorire questo passaggio l’ad suggerisce di partire da alcune priporità:

“Bisognerebbe smettere di incentivare il contrario perchè ci sono ancora oggi sistemi incentivanti che vanno nella direzione opposta – ha fatto notare a margine del forum Ambrosetti – Iniziare quindi a risparmiare soldi eliminando queste politiche sarebbe un fatto ovvio. Poi prendere in esame tutti i settori toccati dalla transizione e cominciare a dire come facciamo a riconvertirli. Quindi una politica che affronti la realtà”.

La ricerca, dal canto suo, propone quattro ambiti di intervento affinché tutti possano beneficiare dei vantaggi connessi alla transizione energetica: supportare la diffusione delle tecnologie elettriche, gestire i cambiamenti di natura e di competenze sul posto di lavoro, affrontare la questione della povertà energetica e promuovere una distribuzione equa dei costi legati a questo passaggio inevitabile.