Banche, Fabi: in 2018 spending review di 2,2 mld su costo lavoro

"Risultati finanziari importanti solo con tagli sui dipendenti"

GIU 15, 2019 -

Roma, 15 giu. (askanews) – Nel 2018 le banche italiane hanno realizzato una “spending review” da 2,2 miliardi sul costo del lavoro. Lo sostiene la Fabi in uno studio sui conti del settore creditizio a pochi giorni dall’avvio del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale di 300mila bancari.

L’anno scorso “sono proseguiti gli interventi sul fronte dei costi: in totale le ‘uscite’ sono state pari a 54,8 miliardi con una riduzione di 1,9 miliardi (-3,5%) rispetto ai 56,8 miliardi del 2017. I risparmi sono tutti a carico dei lavoratori, con una marcata riduzione sul fronte dei costi per il personale: la sforbiciata è pari a 2,2 miliardi (-7,2%) da 30,7 miliardi del 2017 a 28,5 miliardi del 2018”.

I ricavi del sistema creditizio, spiega la Fabi sulla base dei dati della Banca d’Italia, nel 2018 sono rimasti stabili a 82 miliardi, con un utile in salita del 2% “grazie a interventi sui costi e grazie a minori accantonamenti e svalutazioni relativi a crediti deteriorati per 6,4 miliardi (-33%)”.

Nell’ultimo anno i costi delle banche “sono scesi da 56,8 a 54,8 miliardi del 2017: la spending review è stata tutta carico dei lavoratori con interventi pari al 7,2%, da 30,7 miliardi a 28,5 miliardi. I costi del personale assorbono il 34,4% dei ‘ricavi’ nel 2018 rispetto al 37,5% del 2017”.

“Negli ultimi anni – sottolinea il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni – i conti delle banche italiane si sono chiusi con importanti risultati, raggiunti però solo con la riduzione degli Npl e tagli ai costi. Finita la pulizia dei bilanci, svendendo le sofferenze, le banche proseguiranno a macinare utili solo sforbiciando le spese per il personale dirottando le risorse su consulenze e dividendi?”

“Dai banchieri – aggiunge Sileoni – mi aspetto nuove idee, strategie e progetti per allargare il business e aumentare i ricavi, che invece sono sostanzialmente fermi. In quest’ottica i lavoratori non vanno sacrificati a vantaggio della tecnologia”.