Dalla commissione Ue il primo passo verso la procedura contro l’Italia

"Regole violate"

GIU 5, 2019 -

Bruxelles, 5 giu. (askanews) – La Commissione europea, oggi a Bruxelles, ha approvato un nuovo rapporto sul rispetto della “regola del debito” da parte dell’Italia, in cui conclude che il Paese è inadempiente e che sarebbe dunque “giustificata” (“warranted” in inglese) una procedura Ue “per deficit eccessivo” (procedura Edp).

Il rapporto della Commissione tiene conto, giudicandoli insufficienti, di tutti i “fattori rilevanti” segnalati dalla lettera inviata venerdì scorso a Bruxelles dal ministro dell’Economia Giovanni Tria per spiegare il fatto che il debito, invece di diminuire, è aumentato.Rapporti simili a quello sull’Italia sono stati discussi anche riguardo al debito pubblico di altri tre paesi dell’Eurozona, Francia, Belgio e Cipro, ma in questi altri casi la Commissione è arrivata a conclusioni diverse, non constatando violazioni.

Per l’Italia, comunque, non si tratta ancora dell’avvio di una procedura, perché sono necessari prima altri passaggi procedurali, secondo il complesso meccanismo del “semestre europeo” messo in piedi con la riforma del Patto di Stabilità dell’Eurozona.

“Non stiamo aprendo oggi una procedura per deficit eccessivo, questo è solo un primo passo di un percorso che potrebbe concludersi con una procedura Edp”, ha precisato il commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, durante una conferenza stampa a Bruxelles. Una puntualizzazione simile l’aveva fatto poco prima, nella stessa conferenza stampa, anche il vicepresidente della Commissione per l’Euro, Valdis Dombrovskis.

Incassata l’approvazione dei commissari, il documento sul debito italiano (chiamato in gergo rapporto ex Articolo 126.3, con riferimento al Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) verrà ora sottoposto al Comitato economico e finanziario, un organismo tecnico del Consiglio Ue in cui siedono i direttori generali del Tesoro e delle banche centrali nazionali di tutti gli Stati membri, che ha 15 giorni per pronunciarsi con una “opinione”.

Nel frattempo, ha assicurato Moscovici, “noi siamo sempre pronti a scambiare nuove cifre e informazioni fattuali con il governo italiano. E’ questo quello che bisogna fare ora. La porta resta sempre aperta all’accordo e allo scambio. Ma sta al governo italiano dimostrare che si può evitare la procedura Edp”.

Bisogna ricordare che questo è proprio quello che è successo l’anno scorso: a novembre la Commissione aveva concluso, come oggi, che l’Italia era inadempiente rispetto alla regola del debito e che una procedura Edp era dunque “giustificata”; ma a dicembre, dopo intensi negoziati col governo di Roma e misure aggiuntive che avevano ridotto il deficit pubblico previsto dal 2,4% al 2,04%, si pervenne a un accordo che fermò il meccanismo, prima di avviare la procedura.

Oggi, come nel novembre scorso, la Commissione dovrà attendere l’opinione del Comitato economico e finanziario, e tenerne conto, prima del passo successivo: decidere se inviare al governo, presumibilmente entro fine giugno, un propria opinione (Articolo 126.4) in cui si contesta formalmente l’esistenza di un deficit eccessivo da parte dell’Italia, relativamente alla violazione della regola del debito.

A questo punto, se nel frattempo non saranno arrivate da Roma nuove informazioni che possano cambiare la situazione, l’Esecutivo comunitario potrà avanzare la proposta per l’avvio di una procedura Edp contro l’Italia, da sottoporre al Consiglio Ecofin (i ministri finanziari dei Ventotto) per l’approvazione formale a maggioranza qualificata. E la prima riunione utile dell’Ecofin sarebbe quello del 9 luglio a Bruxelles.

Questo innescherebbe, insomma, il vero avvio della procedura Edp. Immediatamente dopo la sua approvazione formale da parte dell’Ecofin, la Commissione presenterebbe anche una proposta di raccomandazioni con un programma di misure da attuare, a scadenze prestabilite e sotto stretto monitoraggio di Bruxelles, al fine di correggere gli squilibri finanziari nei conti pubblici.

Queste raccomandazioni, che dovrebbero essere approvate dall’Ecofin anch’esse a maggioranza qualificata, fisserebbero inoltre un termine entro cui l’Italia sarebbe tenuta a tornare al rispetto dei requisiti del Patto di Stabilità, sia riguardo al debito che con obiettivi annuali di riduzione del deficit, in termini nominali e strutturali. Successivamente, se constatasse una “azione inadeguata” da parte del governo, l’Ecofin potrebbe approvare ulteriori raccomandazioni che possono arrivare, in caso di continuato non rispetto delle misure richieste e degli obiettivi fissati, fino alla richiesta di un “deposito infruttifero” pari allo 0,25% del Pil del Paese, una sorta di “cauzione” che verrebbe sbloccata se l’Italia tornasse in carreggiata.

Le sanzioni vere e proprie, pari allo 0,5% del Pil del Paese, arriverebbero solo dopo ulteriori constatazioni di continuata e ripetuta inosservanza rispetto al percorso correttivo fissato.

Per comminarle, sarebbe necessaria una nuova votazione nell’Ecofin a maggioranza qualificata “inversa” (le raccomandazioni della Commissione sono approvate se non c’è una maggioranza qualificata contraria). Uno scenario, quest’ultimo, che non si è mai realizzato prima, e che comunque richiederebbe molti mesi per arrivare a compimento; e soprattutto una situazione molto deteriorata, rispetto a oggi: di drammatico isolamento dell’Italia e di “muro contro muro” nei suoi rapporti non solo con la Commissione, ma anche con gli altri Stati membri.

Loc/int5