Ecco cosa chiede la Commissione Ue all’Italia sulla questione Tav

Probabili modifiche all'accordo di finanziamento

FEB 15, 2019 -

Bruxelles, 15 feb. (askanews) – La Commissione europea vuole chiarezza sulla questione Tav. Lo ha ribadito oggi a Bruxelles, sollecitando chiarimenti da parte del governo italiano sulle sue intenzioni riguardo alla realizzazione della linea Torino-Lione, e indicando che sarà probabilmente necessaria una ristrutturazione dell’accordo di finanziamento (“grant agreement”) riguardante i fondi Ue stanziati per l’opera, per ottenere una proroga (visto il ritardo già accumulato) o per eventuali modifiche del progetto, e ha notato che, se l’Italia intende apportare dei cambiamenti, la Francia, partner nella realizzazione dell’opera, dovrebbe essere la prima a essere informata.

“Abbiamo ricevuto dalle autorità italiane la scorsa settimana il nuovo studio” sulle analisi costi-benefici, “che ci è stato illustrato ieri, 14 febbraio, in un incontro tecnico informativo tra funzionari della Commissione e funzionari del governo italiano. Non abbiamo commenti riguardo al suo contenuto”, ha detto Enrico Brivio, portavoce della Commissione europea per la politica dei Trasporti. “La Commissione – ha riferito Brivio – ha già spiegato alle autorità italiane che sono necessari ulteriori chiarimenti nei prossimi giorni per precisare in che modo l’Italia intende rispettare l’accordo di finanziamento”.

“La galleria di base della Lione-Torino – ha sottolineato il portavoce – è un progetto importante. È importante per la Francia e l’Italia, così come per l’Europa. Per l’Unione europea questo è un progetto transeuropeo necessario per unire le regioni e rafforzare la coesione economica e sociale in Europa. È un progetto di solidarietà e unità”. Inoltre, ha rilevato, “nell’assistere le autorità nazionali ad attuare questi progetti, la Commissione prende molto sul serio tutte le preoccupazioni, sociali, economiche e ambientali”.

Brivio ha ricordato quindi che “a causa della sua dimensione strategica europea, del contributo che fornisce al passaggio a modalità di trasporto più sostenibili, e al conseguente impatto positivo sull’ambiente, il progetto è cofinanziato dal bilancio dell’Ue. E come ogni altro progetto finanziato dal fondo Connecting Europe Facility (Cef), è basato su un accordo di finanziamento. Il progetto è in corso ed è importante – ha notato – che tutte le parti si impegnino a completarlo puntualmente, in linea con l’accordo di finanziamento”.

A questo punto, Brivio ha spiegato che “la Commissione si aspetta che il progetto venga concluso secondo l’accordo”. E ha aggiunto: “Se una delle parti ha una diversa posizione ufficiale, dovrebbe prima di tutto parlare con l’altra parte”, ovvero, in questo caso, la Francia.

“Come per qualsiasi altro progetto finanziato dal Cef – ha continuato il portavoce -, i ritardi nell’attuazione dei lavori potrebbero portare a una riduzione dei finanziamenti Ue forniti, in linea con il principio ‘use it or lose it’ (‘o li usi o li perdi, ndr). Per la prima fase dei lavori è stato approvato un cofinanziamento dal Cef pari a 813,8 milioni di euro, e l’esborso di questa somma – ha puntualizzato Brivio – è subordinata ai progressi compiuti sul cantiere. Attualmente il progetto sta subendo ritardi crescenti a causa della sospensione di appalti pubblici importanti e finanziariamente rilevanti, su richiesta del governo italiano (i lavori sono bloccati dal settembre 2018)”.

Il portavoce ha quindi indicato che potrebbe essere necessario ristrutturare l’accordo di finanziamento: “La situazione è attentamente monitorata dalla Commissione europea e dalla nostra Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti (Inea), in contatto con le autorità francesi e italiane. A seconda dell’evoluzione delle prossime settimane, potrebbero rendersi necessari cambiamenti all’accordo di finanziamento per modificare la portata del progetto, la sua tempistica e quindi il livello del contributo finanziario dell’Ue”.

“La Commissione – ha avvertito Brivio – non può escludere la possibilità di dover chiedere all’Italia di rimborsare il contributo del fondo Cef già erogato (120 milioni di euro, ndr) se non può essere ragionevolmente speso in linea con i termini dell’accordo di finanziamento, in applicazione del principio ‘use it or lose it’. Nessun importo può essere indicato in questa fase. Ma poiché il calendario concordato non è stato pienamente rispettato – ha concluso il portavoce -, più passa il tempo, maggiore è il rischio che alcuni fondi debbano essere riassegnati in futuro”.

Loc/Mau