Giovannini: Pil, scelte del governo hanno creato clima negativo

Intervista dell'ex presidente Istat alla testata Valori.it

FEB 1, 2019 -

Milano, 1 feb. (askanews) – “La contrazione del Pil è un fatto strutturale e non vale solo per l’Italia. Ma a questo si aggiunge un problema di sfiducia, soprattutto delle imprese, a causa degli annunci dei mesi scorsi e delle politiche praticate dall’attuale governo, che hanno creato un clima negativo che non poteva non ripercuotersi sulle scelte degli operatori economici”. Lo ha dichiarato l’ex presidente Istat e ex ministro del Lavoro del governo Letta, Enrico Giovannini in un’intervista alla testata economica Valori.it.

Per l’economista, attuale portavoce dell’ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile) “il dibattito sulla permanenza o meno nell’area Euro, l’aumento dello spread causato dai dubbi degli investitori internazionali sulle scelte di bilancio, lo scontro con Bruxelles hanno contribuito a determinare il sentiment negativo delle imprese e delle famiglie”.

Per tentare di invertire la rotta, secondo Giovannini, bisogna smetterla di porre troppa enfasi sulle misure simbolo come il Reddito di cittadinanza (seppure “importante passo verso la lotta alla povertà”), per destinare adeguate risorse in tre settori: infrastrutture materiali, infrastrutture immateriali, e spese per l’alta formazione per la quale i dati Eurostat relegano l’Italia al quartultimo posto in Europa. “Sappiamo, e non da oggi, di aver bisogno di molte risorse per la manutenzione delle infrastrutture costruite negli anni ’60 e ’70 – ha detto Giovannini nell’intervista – e nello stesso tempo c’è forte necessità di realizzare nuove opere pubbliche. Se si va verso le auto elettriche e le auto a guida autonoma, ad esempio, bisogna elettrificare e cablare le autostrade”. “Noi spendiamo per l’università circa 8 miliardi l’anno – ha poi spiegato Giovannini riguardo le strutture immateriali e le spese per l’alta formazione – Tanto per avere un’idea: per varare ‘Quota 100’ sono stati stanziati poco più di 4 miliardi. Se quelle somme le avessimo destinate all’università avremmo incrementato del 50% le risorse investite nell’alta formazione e avremmo dato un segnale sulla volontà del sistema Paese di attrarre eccellenze e di investire in modo strategico sulla ricerca”.

È inoltre grave, sottolinea l’ex ministro del Lavoro, che nella manovra economica non ci sia una parola sull’economia circolare. “Le imprese scontano la mancanza di visione del futuro e di scelte lungimiranti. Questo settore, che richiede nuovi investimenti per cambiare in profondità i processi produttivi, e non è certo solo un tema di gestione dei rifiuti, non ha visto lo stanziamento neppure di un euro nella legge di Bilancio”.