##Tria: anche politiche economiche Fmi sono fra i rischi globali

Misure espansive servono con bassa crescita, non solo recessione

GEN 21, 2019 -

Bruxelles, 21 gen. (askanews) – L’Italia ha una finanza pubblica che “non corre alcun pericolo” e non rappresenta un “rischio globale”, un rischio per l’economia mondiale, come la Brexit o la frenata dell’economia cinese, come ha indicato il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo “Outlook”. Semmai, sono le politiche economiche perorate dal Fmi a rappresentare un “quarto rischio” globale per l’economia, perché consentono politiche espansive solo in fasi di recessione e non, come sarebbe necessario, anche in periodi di bassa crescita. E’ quanto ha affermato, in sostanza, con una forte nota polemica, il ministro dell’Economia Giovanni Tria durante la conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo, questa sera a Bruxelles.

“Ovviamente ci sono dei rischi globali, ma non credo assolutamente che l’Italia sia oggi un rischio, né per l’Europa, né a livello globale”, ha detto Tria rispondendo alle domande dei giornalisti. “Il mio commento – ha osservato – è che il quarto rischio” per l’economia mondiale “sono le politiche consigliate dal Fondo Monetario. E’ una battuta forte – ha aggiunto subito dopo il ministro -, non ho questo giudizio così negativo per il Fmi; ma dico semplicemente che questo ‘mainstream’ che prevale nel Fondo Monetario e anche nella Commissione Europea è che le politiche fiscali si attuano quando c’è il segno meno” alla crescita, “quando si è in recessione. Io credo che questo sia sostanzialmente sbagliato”.

“Anche con l’1% di crescita, la tesi – ha spiegato Tria – è che bisogna accumulare i buffer (gli ammortizzatori, ndr) fiscali, per essere pronti a reagire in caso di crisi. E’ la tesi di chi non vede che, in questo modo, per voler accumulare mezzi per reagire al momento della crisi, si crea la crisi”.

Questa, ha continuato il ministro, “è una vecchia storia che si ripete anche nella politica monetaria”, per esempio quando la Fed americana in questo momento pone il problema dei tassi d’interessi in questi termini: “Stiamo attenti, bisogna aumentare i tassi, perché se sono troppo bassi non avremo spazio per reagire quando c’è un rallentamento o una recessione”. Ma, ha osservato Tria, “se questo si fa nel momento sbagliato, si crea il rallentamento o la recessione. Oltretutto, è anche sbagliato dal punto di vista teorico, perché le politiche di bilancio hanno dei tempi di applicazione” più lunghi, “per cui quando si fa politica espansiva nel momento in cui si è già in recessione, con molta probabilità l’effetto si ha quando è finita la recessione, e questa politica diventa pro-ciclica, invece che anti ciclica. Quindi – ha sottolineato il ministro – rimango convinto che questo sia un errore di fondo nei suggerimenti di policy”.

Dopo aver ricordato polemicamente che al Fmi “hanno un bel background” riguardo alle ricette economiche applicate ai paesi in crisi, Tria ha aggiunto: “Credo che tra gli economisti, ormai, una buona maggioranza riconosce quello che sto dicendo. Non si riconosce, ad esempio, che il problema della crescita e degli investimenti è fondamentale”.

“In un momento in cui i tassi sono così bassi – ha concluso il ministro -, persino Olivier Blanchard ha riconosciuto (nello studio “Debito pubblico e bassi tassi d’interesse” del settembre scorso, ndr) che ci sono le condizioni per spingere sugli investimenti anche a deficit, anche a debito, perché il debito non crescerebbe, se i tassi sono sufficientemente bassi, come sono prevalentemente oggi”.

Blanchard è noto perché all’inizio del 2013, quando era capo economista del Fmi, riconobbe in uno studio insieme pubblicato a Daniel Leigh che le politiche d’austerità, avevano sottostimato gli effetti depressivi sul Pil (il “moltiplicatore”) della riduzione forzata dei deficit.