E-fattura, studio Fantozzi: tante incognite, vero nodo uso dati

In ottica anti-evasione meglio includere anche i forfettari

GEN 11, 2019 -

Roma, 11 gen. (askanews) – Un avvio con ‘diverse incognite’ e un rischio: non tanto le iniziali difficoltà operative ma il pericolo di abusi nella circolazione dei dati. E in ottica anti-evasione meglio includere anche i forfettari. Così ad Askanews, Daniele di Prospero, dottore commercialista, partner dello Studio Fantozzi, sull’obbligo di fatturazione elettronica entrato in vigore il primo gennaio scorso.

D. E’ partita la attesa – e in parte temuta – fatturazione elettronica. Per il Mef è tutto a posto, il ministro Tria ha dichiarato che non sono stati registrati malfunzionamenti né anomalie. Eppure, per molti contribuenti l’avvio è stato complicato da blocchi e ritardi. Qual è la vostra percezione?

R. ‘In effetti, le prime analisi statistiche segnalano che, dal primo gennaio è stata registrata l’emissione di circa 8,1 milioni di documenti elettronici e gli errori e, quindi, gli scarti registrati dal sistema si sono attestati su una percentuale del 7,3%. E’ un dato che, apparentemente, fa ben sperare. Piuttosto, come spesso accade per i nuovi adempimenti, i contribuenti si sono attivati solo in prossimità della scadenza. Forse anche per questo nella migrazione alla e-fattura alcuni lamentano complicazioni nella generazione, trasmissione e conservazione dei documenti.

D. E’ probabile, insomma, che i problemi attuativi si risolveranno?

R. ‘Ovviamente lo capiremo meglio tra qualche mese. Va tenuto intanto presente che la disposizione di legge introduttiva risale all’agosto 2015, con possibilità di adozione facoltativa della fatturazione elettronica, anche se i provvedimenti attuativi e modificativi ‘completi’ sono stati emanati tardivamente solo nel 2018. Forse, oltre a fornire gratuitamente il software e un sistema gestito direttamente dall’Agenzia delle Entrate (che oggettivamente è poco adatto per i contribuenti non ‘piccolissimi’), sarebbe stato opportuno introdurre un incentivo fiscale una tantum (ad esempio un credito d’imposta) – come è accaduto per i distributori di carburante – per agevolare i costi sostenuti per l’adozione e l’implementazione dei nuovi. In quel modo la transizione sarebbe percepita come un investimento anziché un mero adempimento.

D. Sul Sole 24 Ore il direttore delle Entrate Maggiore ribadisce che le nuove informazioni saranno alla base di una rilanciata lotta all’evasione.

R. ‘Vero e necessario. Uno studio della Commissione Europea riferito al 2016 (pubblicato a settembre 2018) certifica che l’Italia primeggia nella classifica dei paesi europei per evasione dell’Iva. In particolare, in quell’anno sono state registrate perdite per le casse erariali per 35,9 miliardi di euro. Con un differenziale fra gettito previsto e riscosso pari al 25,9%: dati peggiori risultano solo in Romania e Grecia dove tale differenziale è risultato rispettivamente pari al 35,88% e 29,2%’.

D. In questa chiave, secondo lei, l’e-fattura è uno strumento adeguato?

R. ‘Negli ultimi anni, l’attività di contrasto ha ridotto l’evasione Iva in Italia del solo 3%. E’ comprensibile allora che grande fiducia viene riposta dall’erario nella fatturazione elettronica, introdotta solo in Italia e in Portogallo. I tecnici del Mef hanno fatto presente come, mediante i nuovi adempimenti, sarà possibile ridurre il lasso di tempo per intercettare i contribuenti inadempienti da 18 a 3 mesi riducendo l’evasione da omessa dichiarazione per oltre 13 miliardi di euro. In particolare, dovrebbe ridursi l’evasione legata a emissione di fatture che poi non vengono registrate o vengono registrate per un importo inferiore, con conseguente mancato versamento dell’imposta.

D. Secondo Maggiore chi non emette proprio fatture non comincerà ora a farlo, ma il sistema disincentiverà le fatture false. E’ così?

R. ‘A mio avviso i nuovi adempimenti non saranno in grado di intercettare quella parte dell’evasione fiscale riconducibile a ‘fatture false’, che per essere qualificate come tali dovranno essere analizzate in modo sostanziale e approfondito. Ed è vero che non eviteranno i casi di omessa fatturazione in quanto è presumibile che chi non emetteva le fatture cartacee continuerà a non emettere anche quelle elettroniche. Anzi, proprio per rimanere nell’ambito dei forfettari alcuni contribuenti potrebbero essere incentivati a non emettere fatture evitando di perdere tale regime di vantaggio.

D. Sarebbe stato meglio estendere l’e-fattura a tutto il popolo delle partite Iva, forfettari compresi?

R. ‘Sì. Anche se nel passato i soggetti ‘minimi e ‘forfettari’ sono stati tradizionalmente esonerati dall’applicazione dell’Iva e dai relativi adempimenti per preminenti finalità di semplificazione, in un’ottica di contrasto all’evasione reddituale – e non di Iva trattandosi di soggetti esonerati – sarebbe stato opportuno estendere l’obbligo anche a loro. Questo anche considerando l’innalzamento dei limiti del regime forfettario, dato che il 78% delle partite Iva dichiara meno di 65 mila euro. Così l’amministrazione finanziaria avrebbe potuto acquisire dati più completi per controllare le posizioni reddituali sia dei soggetti forfettari che di chi si rapporta con essi.

D. A parte il risparmio di carta, sono previsti vantaggi concreti per i contribuenti?

R. ‘Oltre ai benefici ‘tecnici legati alla gestione informatica dei documenti, per i contribuenti è prevista la riduzione dei termini per l’accertamento a condizione che sia garantita la tracciabilità dei pagamenti ricevuti ed effettuati per operazioni di importo superiore a 500 euro. In sostanza, a fronte dei nuovi obblighi ‘elettronici’ si riduce in alcuni casi il tempo a disposizione del fisco per le verifiche ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva. E’ una sorta di ‘premio’ per imprese e professionisti ‘virtuosi’ che utilizzeranno esclusivamente il ‘canale bancario’ per incassare e pagare le fatture.

D. Una grande massa di dati affluirà nei database dell’Agenzia delle Entrate, che ha escluso di usarli per ‘pesca a strascico’ nei controlli. Ma come e con quali limiti potranno essere utilizzati questi dati?

R. ‘Dobbiamo fare un po’ di chiarezza. L’accesso da parte dell’amministrazione finanziaria ai dati di fatturazione disponibili sul sistema di interscambio (Sdi) è subordinato ad una preventiva ‘apposita comunicazione’ da trasmettere al contribuente circa l’avvio di una procedura di controllo. E sarà necessario rispettare le ordinarie disposizioni e garanzie in materia di verifiche e accertamenti fiscali.

D. La e-fattura resterà solo un tassello del sistema complessivo?

R. ‘Esatto, la disponibilità di tali numerosi dati non consentirà di per sé ai verificatori di ricostruire la posizione del contribuente: altre informazioni rilevanti potranno essere acquisite soltanto in seguito ad un contraddittorio. Mi riferisco, ad esempio, ai dati su acquisti effettuati da fornitori in regime ‘forfettario o a informazioni specifiche sulla detraibilità dell’Iva sugli acquisti.

D. Il governo ha rivendicato di aver recepito le preventive osservazioni del Garante della Privacy. E’ una protezione sufficiente per il contribuente?

R. ‘E’ chiaro che l’amministrazione finanziaria ora disporrà di un patrimonio informativo più ampio rispetto a quello già disponibile in base ai dati acquisiti con lo ‘spesometro’ e con la precedente fatturazione cartacea. L’erario potrà ‘incrociare’ questi dati con quelli desunti dagli altri strumenti informativi a sua disposizione (rapporti bancari, anagrafe tributaria, intermediari finanziari etc.) per selezionare meglio i contribuenti da sottoporre a controlli. Inoltre potrà monitorare più agevolmente gli operatori di particolari settori economici in cui tradizionalmente si sono verificati maggiori fenomeni di evasione.

D. Davvero il contribuente non corre rischi di abusi?

R. ‘Questo è il vero punto. In un paese come l’Italia dove non esistono segreti, spesso neppure quello istruttorio, mi pare ottimistico pensare che non si verificheranno abusi basati sulla conoscenza di dati sfuggiti al controllo dell’Agenzia delle Entrate. Penso a ipotesi di trafugamenti o compravendite di dati, un problema a cui non sarà facile porre rimedio.