Manovra: taglio pensioni d’oro, retromarcia Di Maio sull’auto

Raffica proposte da Lega e M5s: da 'saldo stralcio' a Imu capannoni

DIC 14, 2018 -

Roma, 14 dic. (askanews) – Arriva in Senato l’atteso emendamento targato M5S sul taglio alle pensioni d’oro superiori a 90mila euro lordi l’anno che prevede riduzioni dal 10 al 40% sugli assegni da 4.500 euro al mese. La proposta (primo firmatario il pentastellato Patuanelli) non ha però il placet della Lega che ha stretto giro ha fatto sapere che sarà riformulata soprattutto perché le decurtazioni previste sono troppo elevate e la soglia di accesso (4.500 euro mensili) è troppo bassa. Altre le novità, a partire dal ritorno del condono con il ‘saldo e stralcio’ delle cartelle, che la commissione Bilancio di palazzo Madama si appresta ad esaminare in attesa che la manovra venga completamente riscritta in Aula con il maxiemendamento che conterrà i nuovi saldi frutto dell’intesa con la Ue attesa entro mercoledì prossimo.

La trattativa in Europa, ora incentrata sulla possibilità di ridurre il deficit al 2,04%, proseguirà a livello tecnico. Il premier, Giuseppe Conte, e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sono rientrati a Roma dopo la due giorni di incontri e colloqui per ridurre le distanze con Bruxelles. E se da un lato un’intesa sembrerebbe più vicina, Conte ha annunciato che non c’è “nessun arretramento” su reddito di cittadinanza e riforma della Fornero: “verranno realizzate così come sono state concepite, programmate e annunciate”.

Sull’eco-tassa sulle auto, invece, è arrivato il dietrofront di Luigi Di Maio che ha annunciato una riformulazione della norma approvata alla Camera per “salvare la Panda”. In pratica per riportare l’utilitaria Fiat sullo stesso piano delle dirette concorrenti che, essendo più virtuose sul piano delle emissioni di CO2, sarebbero state esenti dalla tassa anche nella prima versione dell’emendamento che introduce il nuovo tributo sull’acquisto di auto per finanziare gli incentivi ai modelli che emettono meno, di fatto solo elettrici e ibridi.

Il Carroccio, come annunciato, ha ripresentato il condono con il ‘saldo e stralcio’ delle cartelle tra il 2000 e il 2017 per chi è in grave difficoltà economica. I debiti potranno essere estinti pagando il 16% con Isee non superiore a 8.500 euro, il 20% con Isee fino a 12.500 euro e 35% con Isee oltre i 12.500 euro e fino a un massimo di 20mila euro. Dalla Lega arrivano altre proposte come quella sulla flat tax al 7% per i pensionati residenti all’estero da almeno 5 anni che scelgono il Sud o l’idea di estendere anche al 2020 la cedolare secca sui negozi introdotta per il 2019.

I pentastellati, invece, vogliono mettere il cappello sul taglio dell’Imu per i capannoni e propongono con un proprio emendamento di portare lo sconto al 50% rispetto al 40% già deciso alla Camera su sollecitazione del Carroccio. I 5S chiedono poi di esentare i disabili dal pagamento del canone Rai. E ancora la Lega propone di mandare prima in pensione le mamme lavoratrici con tre figli, l’inserimento in bolletta del pagamento della Tari per i Comuni in dissesto e 12 milioni per gli orfani di femminicidio. I due partiti di maggioranza insieme puntano ad estendere l’ecobonus (gli sconti fiscali per interventi di efficienza energetica) fino al 2021, anziché al solo 2019 e il sismabonus (per la messsa in sicurezza antisismica) al 2024 (oggi al 2021).

Intanto, i lavori in commissione sono in stand-by. Il rush annunciato per il weekend non ci sarà perché oltre a dover scremare i circa 3.300 emendamenti presentati, bisognerà attendere la presentazione delle proposte di modifica da parte del governo e del relatore (che non sarà il maxiemendamento di peso con le modifiche dei saldi atteso in Aula) ma conterrà una serie di altre norme su cui governo e maggioranza sono ancora a lavoro. La discussione generale proseguirà stasera, mentre domani la commissione andrà avanti con i lavori di scrematura e illustrazione delle proposte.

Da domenica dovrebbero iniziare le votazioni per concludersi lunedì, in tempo per consentire l’approdo in Aula martedì 18 dicembre. Non sono esclusi slittamenti, anzi il rinvio almeno di un giorno, al 19, è molto probabile considerando che per quel giorno il governo dovrebbe chiudere la partita con Bruxelles e presentare le correzioni in Aula. Il testo dovrà poi tornare alla Camera per la seconda lettura che molto probabilmente scavallerà il Natale per chiudere, se tutto va bene, prima di Capodanno.