Banche, Abi: nel 2018 sofferenze -39%, calo anche nel 2019-2020

Outlook con Cerved. "Ma diminuzione sarà a ritmo meno sostenuto"

DIC 14, 2018 -

Roma, 14 dic. (askanews) – Diminuiscono ancora nel 2018 le sofferenze bancarie e la discesa continuerà nel 2019-2020, ma con un ritmo meno sostenuto. È il quadro delineato dal nuovo “Outlook Abi-Cerved” sulle sofferenze delle imprese, secondo cui nel 2018, per il secondo anno consecutivo, “sono diminuite decisamente le sofferenze accumulate dalle banche italiane (-39% circa in termini netti), con un calo di 25 miliardi rispetto a settembre 2017”.

Questa dinamica è stata favorita “da un lato da operazioni di dismissione degli Npl da parte delle banche e, dall’altro, dalla confermata riduzione dei nuovi flussi di crediti in sofferenza. Di pari passo sono diminuiti i crediti deteriorati, cioè scaduti o con alte probabilità di non essere saldati”.

L’andamento positivo, secondo l’outlook, “è dovuto soprattutto ai miglioramenti registrati nelle imprese: il tasso di deterioramento per le società non finanziarie, che descrive la quota di crediti in bonis passati allo status di deteriorati, è sceso dal 3,4% dell’ultimo trimestre 2017 al 2,8% del terzo trimestre 2018 (era il 4% nel terzo trimestre 2008)”. Questa riduzione “è stata in parte spinta dalla congiuntura economica favorevole, ma anche dalla più attenta selezione nella concessione del credito alle imprese”.

Sulla base di uno scenario macroeconomico “che per il prossimo biennio incorpora una crescita dell’economia italiana di poco superiore all’1%, i tassi di ingresso in sofferenza nel prossimo biennio sono previsti in ulteriore calo, anche se a ritmi più lenti di quanto sperimentato nel recente passato, con una riduzione dal 2,4% al 2,3% nel 2019, per poi toccare quota 2,1% nel 2020: un dato in forte diminuzione dal picco del 2016 ma ancora superiore ai livelli pre-crisi (1,7%)”. Queste previsioni “rivedono in leggero peggioramento quelle formulate lo scorso febbraio per il 2019 (a 2,1%), a riflesso di condizioni macroeconomiche meno favorevoli”.