Vino, Uiv: con la Brexit serve accordo che non danneggi le imprese

Frescobaldi: iniziare a guardare al Regno Unito come extra-Ue

DIC 4, 2018 -

Roma, 4 dic. (askanews) – “Il tema della Brexit è di estrema attualità per la politica e l’economia dell’Unione Europea. La piazza anglosassone, per il vino italiano ha una valenza particolare, in quanto è il terzo sbocco di mercato con circa 3 milioni di ettolitri esportati e un fatturato di circa 800 milioni di euro ogni anno. Al di là del valore economico, il commercio del vino rappresenta una buona pratica di scambio che non riguarda solo merci e servizi, ma i suoi flussi veicolano e permettono la circolazione anche di valori, cultura e tradizione. Garantire un mercato fluido e senza ostacoli è perciò di vitale importanza sia per l’Unione sia per la Gran Bretagna stessa. Alle nostre imprese servono risposte e questo seminario si pone l’obiettivo di approfondire alcuni temi cruciali, proponendo possibili scenari post-Brexit nei quali tutti noi dovremo abituarci a pensare al Regno Unito come a un Paese extra Ue”. Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, ha aperto il Convegno dal titolo: ‘Brexit: le conseguenze per il settore vitivinicolo italiano’ svoltosi alla Luiss School of Law di Roma. Durante l’incontro, organizzato da UIV e Luiss, sono intervenuti Jill Morris (Ambasciatore britannico a Roma), Simon Stannard (Direttore Affari Europei della Wine and Spirit Trade Association del Regno Unito), Ignacio Sanchez Recarte (Segretario Generale del Comité Européen Entreprises Vins), Luciano Nieto (capo segreteria tecnica Ministero Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo), Lamberto Frescobaldi (vicepresidente di Unione Italiana Vini), Beatrice Covassi (Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea) e Daniela Corona (Responsabile accademica Master in Food Law della Luiss School of Law) che ha moderato il seminario con Paolo Castelletti (Segretario Generale di Unione Italiana Vini).

“La speranza di tutto il settore vitivinicolo – continua Abbona – è che con l’accordo siano definiti scenari certi, perché le imprese possano investire in contesti economici stabili, nei quali le regole e le procedure siano chiare, consolidate e condivise. Pertanto, auspichiamo si giunga ad un testo che assicuri un periodo di transizione di due anni, in modo tale che le norme d’esportazione non cambino repentinamente e il comparto possa arrivare preparato ad affrontare la nuova situazione. In generale, però, indipendentemente da quale sarà lo scenario post-Brexit, UE e UK dovranno cercare di rafforzare i legami mantenendo un dialogo costruttivo utile ad assicurare un sistema favorevole al business. In questo senso, gli strumenti e le soluzioni necessarie – termina il presidente Abbona – dovranno essere sviluppate attraverso un confronto aperto fra le diverse parti coinvolte in un’ottica di ‘win-win’ approach, un metodo di lavoro tanto caro alla cultura anglosassone e simbolicamente vicino al nostro motto ‘wine-wine’ approach, ovvero quella capacità di sedersi attorno ad un tavolo per trovare insieme le migliori strategie di risposta alle domande complesse”.

“Con la Brexit – aggiunge Lamberto Frescobaldi, vicepresidente di UIV – cambierà la storia dei rapporti tra il Regno Unito e l’Unione e, di conseguenza, cambieranno anche le modalità con le quali i nostri operatori dovranno interfacciarsi con questo mercato. Qualunque sia il modello di accordo, le future relazioni economiche dovranno comunque basarsi sul principio dell’equo trattamento per evitare la creazione di nuovi controlli e barriere, che finirebbero per danneggiare imprese, lavoratori e consumatori. Gli imprenditori del vino dovranno impegnarsi per difendere l’attuale sistema basato sul libero scambio e regole comuni, ovvero di quella struttura che ha permesso al vino europeo di affermarsi come leader assoluto sul mercato internazionale. Perciò, l’auspicio dei produttori – conclude Frescobaldi – è che la decisione del Regno Unito di uscire dall’UE non sia seguita da una volontà di chiusura rispetto all’Europa, ma che europei ed inglesi creino delle nuove condizioni per lavorare ad una formula alternativa che consenta di continuare a perseguire obiettivi ed orizzonti comuni”.