Bankitalia: aumento spread rischia di vanificare effetti manovra

Fuga investitori esteri da titoli Stato, mai così male dal 2012

NOV 23, 2018 -

Roma, 23 nov. (askanews) – L’aumento dello spread “rischia di vanificare” gli effetti positivi sulla crescita economica che dovrebbero essere innescati dalla manovra. Lo sostiene la Banca d’Italia, secondo cui “il rialzo dei tassi d’interesse sul debito pubblico registrato da maggio rischia di vanificare l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio”.

“La legge di bilancio – spiega Via Nazionale nel rapporto sulla stabilità finanziaria – determinerebbe, nelle valutazioni ufficiali, una maggiore crescita rispetto al tendenziale di circa 0,6 punti percentuali nel 2019: ciò presuppone moltiplicatori di bilancio piuttosto elevati. L’effettivo impatto sulla crescita e quindi sul peso del debito dipenderà dalle misure specifiche e dal mantenimento della fiducia degli investitori”.

In Italia “i maggiori rischi per la stabilità finanziaria derivano dalla bassa crescita e dall’alto debito pubblico. L’incertezza sull’orientamento delle politiche economiche e di bilancio ha determinato forti rialzi dei rendimenti dei titoli pubblici. Vi hanno contribuito timori degli investitori riguardo a un’ipotetica ridenominazione del debito in una valuta diversa dall’euro”.

“Incrementi elevati e persistenti – sottolinea Palazzo Koch – dei premi per il rischio sui titoli di Stato ostacolano il calo del debito pubblico in rapporto al prodotto, incidono sul valore della ricchezza delle famiglie, frenano e rendono più oneroso il credito al settore privato, peggiorano le condizioni di liquidità e la patrimonializzazione di banche e assicurazioni”.

Negli ultimi mesi, poi, “gli investitori stranieri hanno effettuato ingenti disinvestimenti e la liquidità del mercato secondario è peggiorata; le quotazioni dei titoli pubblici italiani hanno incorporato un rischio di ridenominazione del debito significativo, che non si riscontra in altri paesi dell’area euro”. E nel secondo trimestre dell’anno “la quota di titoli pubblici italiani detenuta da investitori esteri si è ridotta di circa tre punti percentuali, al 24%, la variazione negativa più alta dal secondo trimestre del 2012”.