I Bot-people voltano le spalle al Btp Italia, collocati 863 mln

Nell'emissione del maggio scorso 4 miliardi acquistati dal retail

NOV 21, 2018 -

(di Claudio Di Donato)

Roma, 21 nov. (askanews) – E’ più di un flop. E’ il peggior risultato delle 14 edizioni del Btp Italia. Il collocamento del bond governativo con cedola minima garantita presso la clientela retail si è chiuso con un controvalore inferiore a un miliardo di euro, per la precisione 863 milioni di euro. Peggio anche della seconda emissione nel giugno del 2012 quando i risparmiatori italiani su un collocamento complessivo di 1,7 miliardi, sottoscrissero un ammontare superiore a 1,2 miliardi. E in quel giugno lo spread era tornato a schizzare a 500 punti, tanto che subito dopo arrivò il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi.

I Bot-people voltano le spalle a un titolo che nelle precedenti 13 edizioni aveva permesso al Tesoro di raccogliere oltre 140 miliardi di euro. Le ultime otto emissioni erano oscillate tra 7,1 e 9,3 miliardi con l’eccezione di quella dell’aprile del 2016 che si fermò a 5,2 miliardi. Numeri che molto difficilmente potranno essere anche solo sfiorati con il collocamento di domani riservato agli investitori istituzionali. La quota retail nelle ultime emissioni era sempre stata superiore al 50% del totale. Se l’emissione del Btp Italia doveva rappresentare una sorta di test per i prossimi collocamenti di Bot e Btp le indicazioni non sono certo positive.

Il consuntivo del collocamento riservato ai risparmiatori retail è decisamente inferiore alle aspettative degli analisti che indicavano un quantitativo minimo di almeno 4 miliardi. Un livello analogo a quello del maggio scorso, quando il retail sottoscrisse 4 miliardi e 3,7 miliardi gli istituzionali. Rispetto al precedente, la nuova versione del Btp Italia era più attraente. Intanto la cedola garantita più elevata, 1,45% rispetto allo 0,40% del maggio scorso (tasso cedolare reale definitivo fissato poi allo 0,55%). E poi la durata. Il nuovo Btp Italia torna alla scadenza originaria di quattro anni rispetto agli otto anni delle ultime emissioni.

Recentemente, il responsabile della gestione del debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni, ha rilevato che sul lungo periodo “abbiamo visto una riduzione importante della presenza diretta del risparmiatore retail sul debito pubblico”, scendendo al minimo storico nel 2017 al 4,8-4,9%. Ma con il recente rialzo dei tassi di interesse “i risparmiatori retail hanno ricominciato a rientrare sui titoli del debito pubblico in modo diretto”.

Il tesoro faceva molto affidamento sulla scadenza a quattro anni. “E’ una scadenza assolutamente consona per il tipo di investitore che vogliamo soddisfare – le parole di Iacovoni pochi giorni prima del lancio dell’emissione – quello individuale, al dettaglio”.

Invece il risultato è modesto, nonostante una remunerazione più interessante anche rispetto alle stime degli analisti che indicavano una forchetta tra 1,15% e 1,25% del tasso di interesse minimo garantito.

La freddezza dei risparmiatori italiani ha diverse ragioni. La principale è la fase di fibrillazione e accentuata volatilità che stanno vivendo i mercati con i titoli di Stato sotto pressione. Poi c’è il riferimento al collocamento di maggio che oggi quota 89 centesimi dopo aver toccato un minimo di 87 centesimi. E’ l’edizione del Btp Italia che più di tutte soffre la pressione sui bond governativi italiani. Solo due emissioni quotano sopra la parità, quelle con scadenza aprile e ottobre 2020 rispettivamente a 101,25 e 101,75.

Domani si chiude con gli istituzionali. Certo non è un buon viatico in vista di un 2019 in cui i Bot-people saranno chiamati a fare la loro parte per sottoscrivere i circa 300 miliardi di debito che il tesoro dovrà piazzare sui mercati.