Manovra, governo scommette su maxi piano di privatizzazioni

Target a 1% del Pil per il 2019 rispetto allo 0,3% della Nadef

NOV 14, 2018 -

Roma, 13 nov. (askanews) – Il governo scommette sulle privatizzazioni per assicurare a Bruxelles la volontà di mantenere il rapporto debito/Pil su una traiettoria discendente. Una scommessa dai numeri assai rilevanti.

Nella lettera inviata alla Commissione europea il governo fissa all’1% del Pil gli incassi dalle dismissioni del patrimonio pubblico per il 2019, anche se il vice premier Di Maio al termine del consiglio dei ministri ha precisato che non “venderemo i gioielli di famiglia”. “Nel programma di dismissioni non ci sono i gioielli di famiglia, stiamo parlando di immobili, di beni secondari dello Stato e sicuramente avrà un effetto positivo sul debito” ha detto il vice premier.

Obiettivo ambizioso in termini quantitativi quello indicato dall’esecutivo. Nella nota di aggiornamento del Def gli incassi dalle dismissioni erano indicati allo 0,3% del pil l’anno (comprendendo anche la possibile revisione del sistema delle concessioni). Nel biennio 2019-2020 quindi circa 10 miliardi di euro. Il nuovo impegno dell’esecutivo Conte, Di Maio, Salvini alza l’asticella all’1% del Pil per l’annop prossimo. In appena un anno reallizzerà l’obiettivo precedentemente previsto in un triennio

A titolo di confronto, in media nell’ultimo decennio gli importi da dismissione sono stati pari a 1,2 miliardi all’anno e sotto il miliardo tanto nel 2015 quanto nel 2016.

Ogni nuovo governo in tempi recenti ha annunciato consistenti piani di cessioni da 0,5 fino a 0,7 punti di Pil all’anno ma i risultati a consuntivo sono sempre stati modesti rispetto ai propositi. Il precedente governo a guida Paolo Gentiloni indicò lo 0,5% del Pil per il 2017 arrivando poi a stento allo 0,1%.

Nella nota di aggiornamento al Def firmata dal ministro Giovanni Tria sul fronte della cessione di parte del patrimonio immobiliare era indicata stima di 600 milioni di euro di incassi per l’anno in corso e la previsione di 640 milioni nel 2019 e 600 milioni nel 2020.

Il patrimonio pubblico censito due anni fa dal Mef conta circa un milione di fabbricati pubblici per un valore di 283 miliardi ma il 77% non è disponibile per la vendita in tempi rapidi in quanto utilizzato dalle amministrazioni centrali e periferiche.

Oltre al patrimonio immobiliare lo Stato e gli enti locali possono contare ancora su un rilevante portafoglio di partecipazioni. Quelle detenute direttamente e indirettamente dal Mef si possono stimare in circa 80 miliardi di euro, mentre quelle che fanno capo agli enti locali sono valutate intorno ai 14 miliardi nei conti finanziari.

Negli ultimi anni la Corte dei conti ha evidenziato che il contributo delle dimissioni alla riduzione del debito pubblico è certamente necessario ma “difficilmente potrà risultare determinante nel breve-medio periodo”.