Maggioranza Italiani dice sì a euro, meno entusiasti di stare in Ue

Tajani: Non possiamo cullarci sugli allori

OTT 17, 2018 -

Roma, 17 ott. (askanews) – Il 65% degli italiani si dichiara favorevole all’euro, ma gli intervistati in Italia sono i meno entusiasti dell’appartenenza all’Unione europea. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio Eurobarometro, secondo cui il 68% degli europei ritiene che il proprio paese ha tratto beneficio dall’appartenenza all’UE. Inoltre, il 62% degli intervistati considera positivamente l’adesione del proprio paese all’Unione europea (62%). Si tratta delle percentuali sono le più alte registrate negli ultimi 25 anni.

Fanno eccezione solo pochi Paesi, tra cui l’Italia, sottolinea un comunicato. Secondo l’Eurobarometro infatti il 43% degli italiani intervistati pensa che l’Italia abbia tratto beneficio dall’essere membro UE, il dato più basso di tutti i paesi europei. Questo dato è comunque in crescita di 4 punti percentuali rispetto a settembre 2017, e mostra un trend positivo negli ultimi anni. La grande maggioranza degli italiani (65%) dichiara, inoltre, di essere favorevole all’euro, con una crescita di quattro punti rispetto a marzo 2018 e con una percentuale superiore alla media Ue (61%).

Commentando i risultati dell’Eurobarometro, il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha dichiarato: “In quasi tutta Europa cresce l’apprezzamento per l’appartenenza all’Unione e per i benefici che ne derivano, con livelli record dal 1983. Anche la moneta unica piace alla grande maggioranza dei cittadini. In Italia il gradimento per l’Euro supera la media europea – 65% contro il 61% -, ed è cresciuto del 4% rispetto a marzo 2018. Ma non possiamo certo cullarci sugli allori. In alcuni Stati membri, tra cui l’Italia – prosegue Tajani – la percentuale di chi pensa che l’appartenenza all’Ue sia positiva è ancora troppo bassa. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per dimostrare che l’Unione sa dare risposte davvero efficaci ai principali problemi degli europei, come immigrazione, sicurezza e disoccupazione”.

(segue)