Quando Di Maio diceva che “nazionalizzare l’Alitalia non si può”

Il vice premier ad agosto in aula al Senato

OTT 12, 2018 -

Roma, 12 ott. (askanews) – Lo schema di “rinazionalizzazione” di Alitalia annunciato dal vice premier e ministro Luigi Di Maio è molto simile a quello smentito dallo stesso ministro a inizio agosto in aula al Senato rispondendo sulle indiscrezioni secondo cui il governo stava studiando una newco a capitale pubblico partecipata tra gli altri da Ferrovie, Cdp e Poste.

L’operazione prospettata oggi, anche se ancora non formalizzata, prevede il coinvolgimento di Ferrovie e Cassa Depositi e Prestiti. L’elemento di novità sarebbe quindi il non coinvolgimento di Poste.

“La nazionalizzazione old style non è fattibile per tutta una serie di norme europee che io tra l’altro vorrei ridiscutere”, le parole in Senato di Di Maio aggiungendo che “per questo governo, (Alitalia) deve restare un vettore dello stato italiano legato a realtà produttive italiane. E allo stesso tempo voglio sincerarmi con i cittadini del fatto che non vogliamo mettere altri soldi dei contribuenti. Ce ne sono già abbastanza”.

Di Maio ha indicato la costituzione di una newco e una dotazione di capitale per Alitalia di almeno due miliardi. Una parte sarebbe garantita dalla conversione in equity di una parte del prestito ponte da 900 milioni erogato dallo Stato alla compagnia. La newco sarebbe necessaria per l’eventuale ingresso di Cdp che per statuto avrebbe difficoltà a entrare in società in crisi.

La nazionalizzazione dovrà poi superare l’esame di Bruxelles. Come principio le norme comunitarie non vietano le nazionalizzazioni come dimostra proprio l’Italia con l’operazione Mps.

Recentemente sul dossier Alitalia è intervenuta la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, in audizione al Parlamento europeo: “Non ho informazioni sui piani del Governo italiano, il caso è ancora aperto. Una parte dell’indagine – ha spiegato – riguarda gli interessi del prestito del Governo perché è una delle cose importanti da guardare come in passato si è visto in casi di aiuti di Stato”.

L’Italia può investire in compagnie se il livello degli interessi rispecchia il mercato, e quindi non c’è un trattamento che svantaggia gli altri concorrenti. Alitalia insomma dovrà corrispondere un livello di interessi allo Stato simile a quello sul mercato dei capitali.

Per la Commissione europea dunque la nazionalizzazione di Alitalia si può fare. La condizione è che lo Stato azionista “agisca nel mercato come soggetto privato”. Sempre parole della Vestager. “sul futuro di Alitalia non abbiamo soluzioni preferite”, spiega Vestager, in Commissione europea “non ci interessa se il proprietario sia pubblico, ci interessa che il proprietario, anche se pubblico, agisca come un privato”.

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