Con proroga concessione Autostrade ridotti gli aumenti tariffe

Nel periodo 2018-2027 +24% invece che +46%. Tagliato il rendimento

AGO 17, 2018 -

Roma, 17 ago. (askanews) – Una revisione al ribasso dell’aumento complessivo delle tariffe e un taglio al rendimento del capitale investito. Sono tra le misure contenute nel documento con il quale la Commissione europea l’aprile scorso ha autorizzato il prolungamento delle concessioni ad Autostrade per l’Italia e al Gruppo Gavio al termine di un confronto con il governo italiano. Il via libera di Bruxelles era necessario per allungare la durata della concessione potendosi configurare come aiuto di Stato.

E nella decisione, la Commissione Europea rende noti alcuni elementi dei piani tariffari e finanziari delle convenzioni con i due concessionari. La proroga della concessione di Autostrade per l’Italia dal 2038 al 2042 è stata motivata dall’Italia per scongiurare un aumento molto rilevante dei pedaggi per coprire gli investimenti pari a circa 8 miliardi di euro di cui 4,3 miliardi per la Gronda di Genova.

Sulle tariffe la Commissione ha accolto la proposta del precedente governo di fissare un tetto agli aumenti pari al tasso di inflazione misurata dall’Istat maggiorato dello 0,5% a partire dal 2019. Con questo metodo l’aumento comulato dei pedaggi nel periodo 2018-2027 sarebbe del 24% rispetto al 46% previsto nel precedente piano tariffario.

Sempre a compensazione del prolungamento della concessione al 2042, il governo italiano ha proposto di fissare il rendimento per i mancati ricavi e per il capitale investito. In dettaglio un rendimento nominale prima delle tasse del 6-8% per i “vecchi investimenti” e del 4-6% per gli altri interventi pianificati tra il 2017 e il 2022 compreso che ammontano a 2,49 miliardi di euro.

La stretta sugli aumenti dei pedaggi si traduce in mancati ricavi per 8-10 miliardi di euro e viene equilibrato con il prolungamento della concessione al 2042 e introducendo il valore di subentro fino a 1,6 volte l’Ebitda (tra i 5 e i 7 miliardi).

Altre modifiche definite nell’ambito del confronto tra Bruxelles e autorità italiane riguardano l’impegno dell’Italia ad assicurare che almeno l’80% degli 8 miliardi di investimenti verranno realizzati attraverso l’assegnazione con gara aperta, trasparente e non discriminatoria.

Inoltre l’Italia si è impegnata a presentare ogni anno a Bruxelles il cronoprogramma dei lavori ed ha assicurato che il valore delle opere programmate e previste nel piano rimarrà stabile. Il concessionario così non potrà chiedere una revisione dei parametri e quindi delle tariffe in caso di incrementi di costi ad eccezione di specifiche circostanze non imputabili al concessionario stesso come modifiche di legge, maggiori costi imposti in modo formale e trasparente dalle autorità pubbliche e riconosciute dall’autorità giudiziaria.

L’Italia si è inoltre impegnata a “inserire significative sanzioni in caso di modifiche del cronoprogramma e ritardi nella realizzazione degli investimenti imputabili al concessionario. Altra opzione è la possibilità di revoca “proporzionale” del prolungamento di 4 anni in relazione all’ammontare dei lavori previsti nel piano e che, per qualsiasi ragione, non saranno avviati al primo gennaio 2020.