Cgia: in calo pressione fiscale reale, ma resta elevata al 48,3%

"Giù dal 2014, ma rispetto a quella ufficiale è 6,1 punti in più"

LUG 28, 2018 -

Roma, 28 lug. (askanews) – La pressione fiscale “reale” è in diminuzione, ma resta elevata a oltre il 48%. Lo sostiene l’ufficio studi della Cgia, secondo cui “sui contribuenti italiani fedeli al fisco pesa una pressione fiscale ‘reale’ che si attesta al 48,3%: 6,1 punti in più rispetto a quella ufficiale. E sebbene sia in calo dal 2014, la soglia raggiunta quest’anno rimane ancora ingiustificatamente elevata”.

“Se alle troppe tasse – sottolinea il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo – aggiungiamo il peso oppressivo della burocrazia, l’inefficienza di una parte della nostra pubblica amministrazione e il gap infrastrutturale che ci separa dai nostri principali competitor economici, non c’è da stupirsi, come è emerso in questi giorni, che serpeggi un certo malessere soprattutto tra gli imprenditori del Nord-est. Tra le altre cose, a causa di tutte queste criticità continuiamo a rimanere il fanalino di coda in Ue per gli investimenti diretti esteri”.

Per l’Ocse infatti, spiega la Cgia, “lo stock di investimenti diretti esteri in Italia in rapporto al Pil era al 21,4% nel 2017. Nessun altro paese europeo ha avuto un risultato inferiore al nostro. In altre parole continuiamo a non essere attrattivi”.

“Oltre all’imponente sforzo economico – aggiunge il segretario Renato Mason – che anche quest’anno i contribuenti sono chiamati a sostenere, gli italiani devono sopportare anche un costo aggiuntivo legato alle difficoltà nell’adempiere agli obblighi tributari. Secondo gli ultimi dati della Banca mondiale, in Italia sono necessarie 238 ore all’anno per pagare le tasse, contro le 139 richieste in Francia e le 110 previste nel Regno Unito. Un gap che ci fa capire quanto la cattiva burocrazia presente nel nostro Paese abbia allungato ingiustificatamente i suoi tentacoli”.