Aerospazio, con distretto sardo il made in Italy punta alla Luna

Il presidente Giacomo Cao traccia presente e futuro del DASS

LUG 16, 2018 -

Roma, 16 lug. (askanews) – L’esplorazione umana dello spazio passa anche per la Sardegna, con il Distretto Aerospaziale dell’isola (DASS) che punta a vedere riconosciuto in ambito internazionale il proprio patrimonio di brevetti e ricerche relativi allo sfruttamento delle risorse presenti sulla Luna in vista delle future missioni robotiche o umane sulla nostro satellite prima e su Marte poi. Non è un caso, dunque, che il DASS – unico tra i distretti italiani – abbia partecipato di recente a un workshop organizzato in Olanda dall’Agenzia spaziale europea proprio sull’utilizzo delle risorse lunari, portando contributi specifici, come spiega ad askanews il presidente del Distretto Giacomo Cao.

“L’ESA ha elaborato in questi ultimi anni il concetto di villaggio lunare e il workshop a cui anche il distretto ha partecipato va esattamente in questa direzione. Il distretto dispone, unico tra i distretti italiani, della completa proprietà di due brevetti connessi all’esplorazione dello spazio. Queste domande di brevetto sono state concesse o sono in fase di concessione e di nazionalizzazione in Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti d’America, Cina, Giappone, Russia e naturalmente Italia, a dimostrazione dell’innovatività e brevettabilità delle tecnologie sviluppate. Solo dall’India, dove comunque i diritti sono tutelati in forza delle convenzioni internazionali in materia brevettuale, non si è avuta ancora alcuna risposta.

Il primo processo brevettato – spiega Cao – riguarda l’ottenimento di elementi strutturali, ‘mattoncini’, impiegando suolo lunare o marziano, mentre il secondo ha come obiettivo il sostentamento di missioni umane utilizzando le risorse disponibili sul pianeta rosso per ottenere ossigeno, acqua, fertilizzanti, propellenti e biomassa edibile. Il contributo portato dal distretto al workshop si riferisce al primo processo che è composto da diversi stadi intermedi, due dei quali sono già stati presi in considerazione nell’ambito del ISECG (International Space Exploration and Coordination Group) come interessanti per essere ‘testati’ su ‘lander’ lunari. In particolare in occasione del workshop si è evidenziato che per poter produrre elementi strutturali sul suolo lunare secondo il processo brevettato è necessario ‘arricchire’ il suolo stesso nel componente ilmenite, un ossido misto di ferro e titanio, portando quindi la relativa percentuale dal valore naturale di circa il 15% a circa il 90% in peso. Lo stadio di arricchimento selezionato da ISECG non è solo cruciale per la realizzazione di mattoncini ma è contemporaneamente utile per poter attuare, con rendimenti compatibili con il concetto di villaggio lunare, l’estrazione dell’ossigeno, evidentemente imprescindibile per la vita umana, presente nell’ilmenite.

Il secondo stadio del processo brevettato – prosegue Cao – ha riguardato invece la realizzazione degli elementi strutturali di qualunque tipo e dimensione utilizzando il suolo lunare. Si tratta di una tecnologia sviluppata tra il 2009 e il 2011 nell’ambito del progetto COSMIC finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana che ho avuto l’onore e l’onere di coordinare. Lo stadio consente di ottenere manufatti utili alla realizzazione, attraverso opportuni assemblaggi, di strutture schermanti e protettive per diverse applicazioni in un futuro villaggio lunare. L’auspicio – sottolinea il presidente del DASS – è che vengano definite al più presto da parte dell’ESA, eventualmente di concerto con altre Agenzie, le risorse che saranno messe a disposizione per le missioni lunari che si intendono porre in essere e che si proceda alla selezione dei ‘payload’ che si prevede di sottoporre ai relativi test sul satellite terrestre durante le prime missioni che saranno molto probabilmente soltanto di tipo robotico”.

(segue)