Il tessile punta sulla sostenibilità: non è una moda effimera

A Milano Unica un padiglione per le oltre 700 proposte sostenibli

LUG 10, 2018 -

Milano, 10 lug. (askanews) – Se la moda, la business community che intorno ad essa si sviluppa, e la ricerca che anima le imprese del tessile si focalizzano sulla “sostenibilità” vuol dire che “sostenibilità” non è affatto solo una moda. E’ il segnale che giunge forte dai padiglioni di Milano Unica il salone delle collezioni tessili e accessori: la sua 27esima edizione, che ha presentato le novità per la stagione A/I 2019-2020, ha visto ben 123 imprese che hanno presentato oltre 750 campioni di prodotto in un’area espositiva dedicata. Non è stata oper Milano Unica una “prima”: l’edizione di febbraio 2018 aveva già visto la partecipazione di 53 aziende, che avevano presentato oltre 250 campioni di tessuto e accessori a vario titolo sostenibili. Ma quest’anno i numi sono quasi triplicati e l’area espositiva dedicata ha preso quasi un intero padiglione. Il segnale è ormai forte e chiaro e non esistono più scuse per chi non vuol sentirlo. “Resto fortemente convinto che il tema della sostenibilità, oltre a riguardare il futuro del pianeta in cui dovremo vivere e dovranno vivere le future generazioni, sia strategico anche per il nostro comparto industriale – ha detto Ercole Botto Poala, presidente della manifestazione – Non credo che stiamo seguendo una moda. Ci stiamo invece attrezzando per meglio competere sul mercato globale a fronte di nuove domande che emergono e si consolidano nelle scelte dei consumatori”. E su questa convinzione poggia quindi il progetto all’Area Sostenibilità di Milano Unica.

I tessuti e accessori esposti nell’Area Sostenibilità, sono la dimostrazione evidente che un approccio attento alla salvaguardia dell’ambiente, nel settore tessile/accessori è una realtà. “Già dagli anni ’70 del secolo scorso le imprese tessili italiane ed europee si sono dotate di sistemi per ridurre l’inquinamento delle acque e l’attitudine a minimizzare gli sprechi è da sempre un tratto caratteristico delle piccole e medie imprese del settore – si legge nell’introduzione del Catalogo Sostenibilità di Milano Unica – luglio 2018 – È indubbio, tuttavia, che nel giro di pochi anni si è verificato un cambio di passo e che il tema della sostenibilità ha assunto delle connotazioni e un’importanza del tutto nuove. Alla base di questa tendenza vi è l’enorme aumento della pressione che l’industria ha esercitato sul “capitale naturale”. Negli ultimi 15 anni la crescita dei redditi e dei consumi nei paesi emergenti e la progressiva estensione del modello del fast fashion nei paesi occidentali hanno infatti determinato uno straordinario incremento dei flussi di materia destinati al consumo di abbigliamento, con l’effetto di accentuare la pressione sul capitale naturale e di rendere non più rimandabile la soluzione dei problemi”.

I consumi mondiali pro-capite di fibre tessili sono balzati da circa 8kg nel 2000 a circa 13kg nel 2015 (+68%), più di quanto fossero cresciuti nell’insieme dei precedenti 40 anni, periodo nel quale sono cresciuti di 3Kg, dai 5kg nel 1960. A ogni chilogrammo in più consumato, inoltre, corrisponde, a parità di tecnologie e processi impiegati, un aumento dell’energia consumata, di sostanze chimiche rilasciate nell’ambiente, di esaurimento di materiali non rinnovabili. Da questa accelerazione – sottolinea il documento di Milano Unica – l’aumento della sensibilità dei consumatori e delle organizzazioni ambientaliste, che riflettono le preoccupazioni dei cittadini, delle istituzioni e, non ultimi, dei marchi della moda che, in ultima analisi ne sono ritenuti responsabili.

Il cambio di paradigma che ne è derivato ha investito il mercato e le filiere di produzione generando una spinta all’innovazione e alla ricerca di nuovi materiali, di materiali tradizionali ripensati in senso sostenibile, di prodotti della chimica green, e una maggiore attenzione alla conservazione della biodiversità e all’adozione di tecniche di produzione delle materie prime che non implicano crudeltà verso gli animali. Il nuovo scenario ha ridefinito i parametri di competitività delle imprese, di reputazione dei marchi e di qualità dei prodotti: i fornitori competitivi sono quelli che offrono soluzioni innovative che aumentano la sostenibilità dei materiali; l’identità dei marchi di successo della moda ha incorporato i valori della sostenibilità; la riduzione dell’impatto ambientale è una componente della qualità dei prodotti.

“Due aspetti del nuovo scenario sono particolarmente Evidenti – si legge ancora nel catalogo – il primo è che l’importanza della sostenibilità è pervasiva, interessa tutte le fasce di mercato, dal lusso al mass market; il secondo è che le performance di sostenibilità di un capo di abbigliamento si generano nella filiera di fornitura, nella produzione di filati, tessuti e accessori. Nel nuovo scenario il valore di una filiera di qualità è maggiore che in passato e la collaborazione lungo la filiera più importante”.

La rivoluzione della sostenibilità che si è rapidamente affermata negli ultimi anni appare quindi un cambiamento profondo e irreversibile. Profondo perché cambia la consapevolezza dei consumatori, come dimostrano le ricerche vedono i millennial, sia occidentali sia nei paesi emergenti – Asia inclusa – molto più attenti delle generazioni precedenti ai temi ambientali. E irreversibile perché il processo che ha attraversato e sta attraversando tutta la filiera richiede investimenti e mutamenti organizzativi costosi e difficili, dai quali appunto non si torna indietro.