Come Harley-Davidson si vuole difendere dagli attacchi di Trump

Il gruppo vuole trasferire all'estero produzione moto per la Ue

GIU 28, 2018 -

Roma, 28 giu. (askanews) – Dopo una pioggia di critiche e minacce giunte dal presidente americano Donald Trump, Harley-Davidson si è difesa. Lunedì aveva annunciato che nel giro dei prossimi 18 mesi trasferirà all’estero la produzione di motociclette pensate per il mercato Ue, una reazione dovuta ai dazi fatti scattare da Bruxelles contro una serie di prodotti Made in Usa in risposta alle tariffe doganali volute da Washington sull’acciao e sull’alluminio Ue.

“Preferiremmo non fare investimenti per affrontare questi ostacoli regolatori e non subire un colpo agli utili, ma lo stiamo facendo per proteggere i motociclisti e i rivenditori europei”, ha scritto lunedì Dave Cotteleer, il vicepresidente delle vendite Usa del gruppo di Milwaukee, in un memo ai rivenditori ottenuto solo ieri dal Wall Street Journal.

Un portavoce ha poi spiegato che Harley continua a impegnarsi a produrre in America e a vendere in Usa solo motociclette realizzate su suolo americano. Un messaggio diretto a Trump che martedì aveva minacciato una tassazione senza precedenti sul gruppo e ieri, nell’ennesimo tweet, aveva scritto che una Harley-Davidson “dovrebbe restare americana al 100%”.

Va detto che da anni Harley sta producendo motociclette all’estero, in fabbriche in India e Brasile (dove si assemblano motociclette realizzate con componentistica in arrivo dagli Usa, mossa per sostenere l’occupazione americana del gruppo).

L’impianto di assemblaggio che verrà aperto quest’anno in Thailandia è pensato per evitare dazi alti in quel mercato, colpa di un’altra decisione di Trump: il ritiro degli Usa dalla Trans-Pacific Partnership. “Senza quell’investimento”, aveva detto in una intervista a gennaio il Ceo Matt Levatich, “non saremmo in grado di accedere quel mercato e avere volumi”.

A24/Spa