Banche, allarme Fabi: risanate e in saldo ora sono prede facili

Studio sindacato: con soli 8 mld si comprano Ubibanca e BancoBpm

GIU 23, 2018 -

Roma, 23 giu. (askanews) – Per colpa dello spread e dell’incertezza politica italiana si rischia di consegnare le banche italiane, ormai risanate, agli stranieri a causa di una “differenza abissale” tra patrimonio netto e capitalizzazione in Borsa. Con i cali di borsa, infatti, le banche valgono molto meno del loro capitale, come ai tempi della grande crisi. Una situazione potenzialmente pericolosa per i lavoratori bancari che verrebbero svenduti, trovandosi di fronte a un futuro incerto.

A lanciare l’allarme è un’analisi della FABI, primo sindacato del settore bancario, secondo cui a differenza del 2011, oggi le banche sono tornate a essere redditizie e hanno ripulito i loro bilanci dalle sofferenze. Un quadro assai diverso e dunque più favorevole che rende gli istituti di credito italiani appetibili, soprattutto per i fondi esteri: chi volesse comprare l’industria bancaria italiana la troverebbe risanata e in saldo.

Due grandi gruppi come Ubibanca e BancoBpm – che valgono circa 20 miliardi di euro – potrebbero essere comprati, stando alle attuali quotazioni, con soli 8 miliardi. “L’allarme sul fatto che le banche italiane possano diventare prede facili è quindi del tutto giustificato” dichiara in una nota il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni. “A noi non interessa, in via di principio, quale sia la residenza degli azionisti delle nostre banche. Sappiamo bene, però, che ai fondi esteri interessano guadagni facili e in tempi brevi. Un obiettivo che gli avvoltoi stranieri sono disposti a raggiungere con spregiudicatezza, anche a danno dei lavoratori, se c’è da risparmiare e da tagliare i costi in maniera indiscriminata. Ecco perché siamo preoccupati” spiega Sileoni. “Vorrei ricordare – aggiunge il segretario generale FABI – che negli ultimi sei anni nel settore bancario europeo sono stati persi 328.500 posti di lavoro dei quali il 70% attraverso licenziamenti di personale. In Italia sono stati persi oltre 40.000 posti di lavoro, ma senza un licenziamento, soltanto attraverso pensionamenti e prepensionamenti volontari”.