Tav, Industriali Torino: se salta, danno economico e di fiducia

"Bisogna essere miopi per pensare di poter tornare indietro"

MAG 17, 2018 -

Torino, 17 mag. (askanews) – “Se il nuovo governo Lega-5 Stelle scegliera’ di recedere dall’impegno formale sottoscritto dall’Italia per la realizzazione della Tav, il Paese incorrera’ in una drammatica perdita di credibilita’ nei rapporti internazionali, riesumando la deteriore immagine di voltagabbana che, con tanto serio lavoro, a fatica, ci siamo scrollati di dosso”. Ne è convinto il presidente dell’Unione industriale di Torino, Dario Gallina.

“Bisogna essere davvero miopi per pensare di poter tornare indietro da scelte tanto rilevanti sia in termini economici, sia sociali per la vita del nostro Paese” ha attaccato Gallina, che stoppare la Torino-Lione costerebbe “2 miliardi di euro, in quanto dovremmo restituire all’Europa il 50% dei finanziamenti erogati per gli studi e i progetti, la quota di costi sostenuta dalla Francia” generando uno spreco di soldi pubblici.

“Si tenga conto che oggi alla realizzazione della Tav lavorano 800 persone e che in capo a 2/3 anni, con il potenziamento dei cantieri, sarebbero progressivamente saliti sino a 8mila unita’. Ma soprattutto, il danno economico per le imprese sarebbe gravissimo: sparirebbero infatti tutti gli appalti per un valore di 5,5 miliardi di euro, gia’ in assegnazione entro il 2019” ha prefigurato Gallina.

“L’idea di cancellare la Tav non puo’ che essere frutto di una visione avulsa dalla realta’.I fatti parlano chiaro: ad oggi sono gia’ stati realizzati piu’ di 23 Km di gallerie, pari al 14% del totale.Tornare indietro non si deve e non si puo’. I lavori sono a uno stadio troppo avanzato per recedere e non e’ vero che i costi per ultimare l’opera sono proibitivi. E’ falso, la spesa complessiva a carico dell’Italia, su un totale di 8,6 miliardi finanziato al 40% dall’Europa, e’ infatti di 2,3 miliardi, circa quanto ci costerebbe recedere, privandoci pero’ di un’opera fondamentale per il trasporto di merci e persone e facendo di Torino una citta’ capolinea, merce di scambio nelle trattative sul programma” ha concluso Gallina.