Cosa pensa la Confindustria del reddito di cittadinanza

Le conclusioni del centro studi degli industriali

MAG 2, 2018 -

Roma, 2 mag. (askanews) – Il reddito di cittadinanza proposto dal M5S coprirebbe una platea più ampia rispetto al reddito di inclusione (Rei), partito a gennaio, e garantirebbe un beneficio “molto più elevato” fino a 780 euro mensili per un single contro i 188 euro del Rei. Tuttavia comporterebbe uno “spreco ingente” di risorse pubbliche e rischierebbe di disincentivare la ricerca di lavoro. Lo sostiene il centro studi di Confindustria (Csc), secondo cui “affrettarsi a sostituire uno strumento appena partito significherebbe creare incertezza e allungare i tempi di implementazione”.

I tecnici dell’associazione di viale dell’Astronomia ritengono “più opportuno darsi il tempo per condurre una seria valutazione, specie delle modalità di attivazione al lavoro, e nel frattempo indirizzare le risorse per aumentare platea e beneficio” del Rei. Il Csc ricorda che la povertà è cresciuta “molto” con la crisi: ci sono 1,6 milioni di famiglie in povertà assoluta per un totale di quasi 5 milioni di individui.

L’indigenza è legata a doppio filo alla “bassa partecipazione al mercato del lavoro”. Con l’avvio del Rei, da gennaio l’Italia si è dotata di uno strumento universale di contrasto alla povertà su scala nazionale. Tuttavia, è partito con scarsi finanziamenti (2,1 miliardi di euro nel 2018) e si stima che potrà coprire solo la metà della platea. Il reddito di cittadinanza, così come descritto nel Ddl 1148 del 2013, coprirebbe una platea ben più ampia (2,8 milioni di famiglie) e garantirebbe un beneficio fino a 780 euro mensili.

“Potrebbe però costare molto (30 miliardi di euro o più secondo varie stime, rispetto ai già elevati 17 miliardi prospettati dal M5S) – nota il Csc – e comportare uno spreco ingente di risorse pubbliche poiché verrebbe concesso anche a individui che poveri non sono. Per incentivare la partecipazione prevede solo l’obbligo di iscrizione ai centri per l’impiego, strutture che necessitano di una profonda e costosa riforma per poter garantire risultati apprezzabili nel facilitare l’avviamento al lavoro”.

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