Auto, la Cina apre ai capitali stranieri.

Elettriche in pole position: Tesla sorride

APR 26, 2018 -

Roma, 26 apr. (askanews) – La Cina apre le porte agli investitori stranieri dell’industria automobilistica: nel giro di quattro anni, ha annunciato la National Development and Reform Commission cinese, saranno elimininati i vincoli alle partecipazioni che società estere potranno avere nelle joint venture dell’auto. Si comincia subito con il segmento delle elettriche e ibride; a seguire, Pechino eliminerà i limiti al capitale straniero per i veicoli commerciali (2020) e per i veicoli passeggeri (2022). Al momento la proprietà estera nelle società cinesi dell’auto non può andare oltre il 50%; il resto delle quote deve far capo a entità cinesi. La decisione di Pechino è una buona notizia per l’industria automobilistica globale: la Repubblica Popolare è il più grande mercato mondiale dell’auto (24 milioni di unità vendute nel 2017) e primo per il segmento elettrico e ibrido con 777mila veicoli venduti nel 2017 (che, secondo le stime, saliranno quest’anno a 1 milione). http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2018/01/19/cina-verso-un-milione-di-elettriche.html

Il governo ha obiettivi ambiziosi per continuare a crescere: ha imposto l’obbligo dal 2019 ai costruttori stranieri che producono o importano in Cina più di 30mila vetture l’anno di aumentare via via la quota di modelli elettrici. Anche grazie a queste strategie, secondo Free2move in Cina circoleranno 73,7 milioni di veicoli a batteria nel 2030 (su 164 milioni in tutto il mondo), molti dei quali fabbricati direttamente nella Repubblica Popolare anche dai costruttori esteri che stanno investendo nelle joint venture con produttori locali e che, grazie alla recente apertura, aumenteranno la loro spesa di capitale in Cina. http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2018/04/19/cina-i-numeri-del-boom-dellelettrico.html

Tra questi in prima fila ci sono i costruttori tedeschi: Volkswagen ha dal 1985 una joint venture con la cinese Saic e di recente ha stretto accordi per i veicoli elettrici con Faw e Jianghuai Automobile. Bmw, dopo la partnership con Brilliance, ha annunciato un’alleanza con Great Wall Motors per fabbricare in Cina la nuova Mini elettrica.

http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2017/10/12/bmw-great-wall-unintesa-a-batteria.html Daimler (di cui il costruttore cinese Geely è primo azionista

http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2018/04/09/geely-e-daimler-contatti-elettrici.html) amplierà la produzione locale di vetture Mercedes insieme a Baic, costruttore cinese che ha annunciato per il 2025 il passaggio a un portafoglio cento per cento elettrico.

http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2017/12/20/cina-solo-elettriche-si-puo.html Forte anche la presenza dei costruttori americani: General Motors ha un accordo con Saic, mentre Ford

http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2017/12/07/ford-scommessa-sulla-cina-elettrica.html si è alleata con Zotye Auto per produrre e commercializzare veicoli a batteria in Cina (almeno 15 modelli elettrici previsti per il 2025). Tuttavia, secondo gli analisti di IHS Markit, le case automobilistiche tradizionali che già operano in Cina potrebbero decidere di mantenere le loro joint venture nella struttura attuale; dovranno comunque aspettare il 2020 per aumentare le partecipazioni se producono veicoli a benzina. Invece i produttori di auto con alimentazioni alternative (New energy vehicles) possono far fluire i loro capitali senza limiti già quest’anno; inoltre, spesso non hanno i vincoli di joint venture già esistenti e da ritrasformare. Per questi motivi molti osservatori ritengono che i primi beneficiari dell’apertura di Pechino siano i costruttori di auto a emissioni zero, con in testa l’americana delle supercar elettriche Tesla, che da tempo spinge per creare un suo stabilimento produttivo a Shanghai

http://www.lautomobile.aci.it/articoli/2018/04/05/tesla-e-la-guerra-dei-dazi.html

e che ha più volte attaccato i vincoli cinesi come una forma sleale di aiuto di Stato ai produttori nazionali che li protegge dalla concorrrenza dei gruppi stranieri.