Lavoro, ripresa mercato trainata più da sgravi che dal Jobs act

Boom contratti a termine, occupati aumentano tra over 50

GEN 10, 2018 -

Roma, 10 gen. (askanews) – I dati Istat sul lavoro relativi a novembre 2017 confermano la ripresa del mercato, con un numero di occupati che ha raggiunto quota 23 milioni 183mila, il top dall’inizio delle serie storiche (1977). Gli occupati nel mese crescono di 65mila unità (+0,3%), il tasso di occupazione sale di 0,2 punti al 58,4% (su base annua +345mila occupati pari al +1,5%). Il tasso di disoccupazione scende all’11% (dato più basso da settembre del 2012 quando la disoccupazione era al 10,9%), con quello giovanile al 32,7% (-1,3 punti su mese, livello più basso da inizio 2012).

Tuttavia, il quadro delineato dall’Istat non è fatto solo di luci. Il 90% degli assunti nell’ultimo anno è infatti a termine. E se inoltre si confrontano i dati con quelli del periodo precedente la crisi si scopre che gli occupati, in valori assoluti, sono aumentati solo tra gli over 50 e che le ore lavorate sono ancora lontane dai livelli del 2008.

Uno degli interrogativi cui il legislatore dovrà dare una risposta, come evidenzia il sociologo Domenico De Masi in un commento pubblicato oggi dal quotidiano online “InPiù”, è se alla crescita dell’occupazione dal 2015 a oggi abbia contribuito più il Jobs act piuttosto che gli sgravi contributivi. Nel 2015 fu previsto un esonero contributivo che consentiva un risparmio nella misura massima di 8.060 euro l’anno per tre anni, per un totale di 24.180 euro nel triennio. L’anno seguente fu ridotto al 40%, consentendo un risparmio fino a 3.250 euro per due anni, per un totale di 6.500 nel biennio. In tutti e due i casi la misura era rivolta a tutte le assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori di qualsiasi età. Nel 2017 è invece stata ridotta la platea dei beneficiari, includendo solo gli studenti e riconoscendo per la loro assunzione un incentivo ridotto. A questo va aggiunto il bonus “Occupazione Sud”, agevolazione fino a 8.060 euro annui per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato (anche trasformazioni), part-time o in somministrazione, o apprendistato professionalizzante di giovani di età tra 16 e 24 anni e le assunzioni di lavoratori di almeno 25 anni privi di un impiego retribuito da almeno 6 mesi.

Per il 2018 gli incentivi riguardano le assunzioni con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti di lavoratori che non hanno compiuto il 35esimo anno di età nella misura del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. L’incentivo è riconosciuto nel limite massimo di 3mila euro l’anno, riparametrato e applicato su base mensile e per un periodo di 36 mesi.

Gli effetti della crisi sul mercato del lavoro hanno toccato l’apice tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 con circa un milione di occupati in meno rispetto al 2008 (da 23,2 milioni a 22,2 milioni). La faticosa, ma continua risalita coincide con l’introduzione degli sgravi contributivi: appena accennata nel corso del 2014, la ripresa dell’occupazione è diventata robusta nel 2015 e confermata, seppure in maniera meno marcata, nel 2016 e nel 2017. Una ripresa però trainata soprattutto dai contratti a tempo determinato.

Nella relazione annuale 2016 dell’Inps, il presidente Tito Boeri nel ricordare che il 2015 è stato un anno di “grande cambiamento” con un “forte incremento” della quota di assunzioni stabili ai danni dei contratti precari (+62% per i contratti a tempo indeterminato con addirittura un +76% per i giovani con meno di 30 anni; in questa fascia d’età la percentuale di occupati a tempo determinato è invece scesa dal 37% al 33%) poneva già l’interrogativo sulla durata di questi miglioramenti.

“Non vi è dubbio – affermava Boeri – che l’esonero contributivo triennale abbia giocato un ruolo cruciale nel cambiare la natura delle assunzioni. Evidente, anche a occhio nudo, il forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato nel dicembre 2015, l’ultimo mese disponibile per fruire dell’esonero (al 100%, ndr). Altrettanto evidente il calo delle assunzioni con questi contratti nei mesi immediatamente successivi”.

Le imprese, dunque, avevano anticipato le assunzioni previste per il 2016 a dicembre 2015 per poter usufruire dell’intero bonus. Al netto del calo di inizio 2016, a partire da marzo le assunzioni a tempo indeterminato hanno ricalcato le dinamiche precedenti al 2015, quando non c’era ancora lo sgravio contributivo: una crescita più contenuta che va di pari passo alla ripresa economica. Questo a dimostrazione del fatto che il mercato del lavoro va bene quando l’economia va bene e che le improvvise impennate del numero di occupati dipende più dagli incentivi che dalle leggi.

Il Jobs act, è lo stesso Boeri a chiarirlo nella relazione annuale 2017 dell’istituto di previdenza, ha comunque tolto il tappo alla crescita dimensionale delle imprese. Con l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori per i nuovi assunti con contratto a tutele crescenti c’è stato un netto aumento delle imprese private che hanno deciso si superare la soglia dei 15 dipendenti: da 8mila di fine 2014 a 12mila. Il Jobs act non ha prodotto in questi anni, come si temeva, un boom di licenziamenti. Ma bisognerà attendere ancora qualche mese per avere un dato più preciso, più precisamente al termine degli sgravi contributivi triennali introdotti nel 2015.

Confrontando i dati Istat di novembre 2017 con quelli dello stesso mese del 2014, 2015 e 2016 il miglioramento appare comunque evidente. A novembre 2014 gli occupati erano 22 milioni 310mila, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto al mese precedente (-48mila) che su base annua (-42mila); tasso di occupazione, pari al 55,5%, era diminuito di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali; numero di disoccupati, pari a 3 milioni 457 mila, +1,2% rispetto al mese precedente (+40mila) e +8,3% su base annua (+264mila); tasso di disoccupazione pari al 13,4%; tasso di disoccupazione dei 15-24enni pari al 43,9%.

A novembre 2015 la stima degli occupati era dello +0,2% (+36mila), crescita determinata dalla componente femminile e dall’aumento dei dipendenti permanenti e degli indipendenti (in calo i dipendenti a termine); tasso di occupazione aumenta di 0,1 punti percentuali arrivando al 56,4%; stima dei disoccupati -1,6% (-48mila); tasso di disoccupazione -0,2 punti percentuali arrivando all’11,3%.

A novembre 2016, infine, la stima degli occupati era in lieve crescita sul mese (+0,1% pari a +19mila unità); tasso di occupazione pari al 57,3% (+0,1 punti; stima dei disoccupati in aumento (+1,9% pari a +57mila); tasso di disoccupazione pari all’11,9%.