Pensioni, la proposta del governo: non si alza l’età per 15 lavori gravosi

Sindacati insoddisfatti. Commissione su differenze aspettativa vita

NOV 7, 2017 -

Roma, 7 nov. (askanews) – Sulle pensioni ci sono state delle “aperture limitatissime” da parte del Governo, ma “ancora insufficienti” per poter giungere a un’intesa. E’ questo il giudizio dei rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil al termine dell’incontro tecnico a Palazzo Chigi, il secondo. Le parti si rivedranno ancora giovedì alle 10 e poi nella mattinata di lunedì, prima della verifica con il premier Paolo Gentiloni e i leader delle tre confederazioni (Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo) in programma nel pomeriggio di lunedì.

Il Governo ha messo sul tavolo una prima proposta, confermando tuttavia che il meccanismo che lega l’uscita dal lavoro all’aspettativa di vita non è in discussione. La proposta riguarda l’estensione dei lavori gravosi. Si parte da quelli definiti dall’Ape sociale cui si aggiungono quattro categorie di lavoratori: agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori. Si tratta del 10-15% dei lavoratori che andranno in pensione dal 2019, circa 15-20mila persone che svolgono lavori faticosi cui non si applicherebbe l’automatismo dell’aspettativa di vita (dal 2019 si andrà in pensione 5 mesi più tardi).

Per andare in pensione, però, i lavoratori delle categorie indicate dovranno avere almeno 36 anni di contributi versati e aver svolto lavori gravosi per almeno 6 anni negli ultimi sette lavorati. Secondo il segretario confederale della Uil, Proietti, questo “metterebbe di fatto fuori gioco gli agricoli e i marittimi”.

I sindacati si vedranno per mettere a punto una controproposta. Sui requisiti dei 36 anni di contributi e dei 6 anni su 7 per i lavori gravosi nella parte finale della carriera lavorativa il Governo ha fatto intendere che ci sono dei margini di trattativa. L’insoddisfazione di Cgil, Cisl e Uil riguarda anche altri temi: previdenza complementare, giovani e soprattutto il meccanismo dell’aspettativa di vita.

Vis