Brexit, Crucini (Interoute): Italia più ottimista su opportunità

"Conta la ripresa dell'economia nazionale"

NOV 7, 2017 -

Roma, 7 nov. (askanews) – Il 70% dei decisori IT europei vede nella Brexit un’opportunità economica e anche l’Italia si piazza tra i paesi che guardano con ottimismo a questi sviluppi. quanto emerge da una ricerca condotta da Interoute l’operatore proprietario di una piattaforma di servizi cloud globale. Askanews ha intervistato Cristina Crucini, Marketing Manager Italy, Cee, Spain della società.

D: L’Italia è tra i Paesi più ottimisti riguardo le opportunità che la Brexit potrebbe riservare. Perché? A cosa è dovuta questa fiducia? R: “Se guardiamo alla vicenda da un punto di vista generale direi che la fiducia manifestata dalle aziende italiane è legata alla ripresa dell’economia nazionale, con incremento della domanda e della produttività, favorite anche da un effetto “contagio” tra le principali economie europee che sono altamente integrate tra loro. Questo sicuramente non ha portato a tagli del budget destinato alla trasformazione digitale. Se invece guardiamo nello specifico allo studio commissionato da Interoute e alla vicenda Brexit, l’ottimismo appare legato alla consapevolezza delle aziende italiane di avere in casa sia le risorse che i talenti necessari al perseguimento delle proprie strategie di business”.

D: Si parla molto spesso di ritardi in materia infrastrutturale e di tecnologia per le aziende del nostro Paese: come si conciliano questi ostacoli con la fiducia nella crescita? R: “Non dobbiamo dimenticare che il carattere imprenditoriale delle aziende italiane tende a renderle molto concrete e a prediligere soluzioni di flessibilità e agilità. Dal survey emerge chiaramente che le decisioni, soprattutto quelle legate alle infrastrutture e alla tecnologia, prediligono soluzioni che consentono alle aziende di integrare le tecnologie o tutto quanto esiste “già in casa” e di scegliere il passo dell’integrazione degli elementi nuovi, che sia il cloud o la digital tranformation. Questo è l’obiettivo primario per il 71% degli intervistati (rispetto al 57% delle aziende francesi o al 50% delle tedesche). La consapevolezza che bisogna innovare per sviluppare nuove fonti di redditività è molto forte, rappresenta l’obiettivo primario per il 51% degli intervistati. Quindi, anche se l’italia sconta un ritardo infrastrutturale significativo e penalizzante, questo non significa che le aziende siano in balia del cambiamento o che non abbiano ben chiaro cosa devono fare per innovare e restare competitive”.

D: L’Italia è percepita come un Paese con un tessuto di PMI molto forte, e molto rinomata per l’eccellenza artigianale, ma qual è il percorso per far emergere anche l’eccellenza digitale italiana? R: “Mi permetto di aggiungere che l’Italia è un paese di aziende familiari. L’85% del totale delle aziende italiane sono aziende familiari e di queste il 58% sono nel segmento dimensionale medio-grande. Questo a dire che la tradizione imprenditoriale è il ‘plus’ che fa la differenza. Questo plus ora va arricchito da una serie di elementi, ed esempio il programma di stimolo all’innovazione lanciato dal Governo (Italia 4.0). Bisogna diffondere la cultura dell’innovazione digitale e aumentare la consapevolezza dei vanatggi che questa trasfromazione può generare. Occorre un forte scambio di competenze e di sinergie tra le aziende, tra i distretti industriali, tra le associazioni e senza dimenticare il sistema educativo. Non facciamo l’errore di pensare che la trasformazione digitale sia solo appunto quella che accadde ‘nel mondo digitale’, questa trasformazione impatta su cose molto concrete come i sistemi produttivi e organizzativi del lavoro. Una curiosità significativa che emerge dallo studio è una fortissima corrispondenza tra le risposte che identificano l’Italia come paese con quelle date dal settore manufatturiero, di gran lunga il più importante in italia. L’eccellenza digitale italiana proprio da qui dovrebbe partire, da un settore manifatturiero che facendo leva sulle tecnologie digitali porti alla diffusione della cultura digitale stessa”.

D: L’imprenditorialità è un altro dei nodi cruciali di questa ricerca. In Italia, infatti, la priorità è investire nella digital transformation per aumentare le opportunità di business, e questo sembra legato alla propensione all’imprenditorialità nel nostro Paese. Quanto influisce questa mentalità sulle scelte in ambito IT/tecnologia in azienda, rispetto a ciò che accade nel resto d’Europa? R: “Come detto, la mentalità imprenditoriale suggerisce uno stile più cauto nello stile decisionale in ambito tecnologico. No a scelte che non consentano di massimizzare gli investimenti precedentemente fatti o che impongano migrazioni totali verso il cloud, soprattutto se di sistemi e applicazioni sensibili (il 90% delle aziende manifatturiere che esternalizza sceglie forme di cloud ibrido). Si invece a soluzioni scalabili che preservino la flessibilità e garantiscano la sicurezza. Sicuramente un approccio meno estremo rispetto a paesi come la Svezia, la Germania, il Belgio o la Svizzera dove le aziende hanno quasi il mandato di essere “Cloud First” o di globalizzarsi alla ricerca di skill fuori dalla loro geografia. Un altro aspetto però molto interessante e collegabile all’imprenditorialità è la forte preferenza per l’assunzione delle risorse necessarie ogni qual volta possibile, rispetto all’uso dei contractor. Il 18% dei rispondenti dichiara di non dipendere da risorse esterne rispetto al 3% della Francia, al 7% dell’Olanda, o al 9% della Germania). Voglio leggerlo come un segno molto positivo per il mercato del lavoro del prossimo futuro”.

D: E’ interessante anche il legame tra sviluppo delle funzioni IT aziendali e scenario geopolitico: partendo dalla situazione attuale e considerando il prossimo futuro, quali sono gli ingredienti che l’Italia potrebbe potenziare per diventare uno dei Paesi più all’avanguardia e di riferimento in ambito IT/digitale nell’area del Mediterraneo? R: “In primis l’Italia deve dotarsi di un’infrastruttura in banda larga adeguata alle esigenze del paese e delle industrie: tutta in fibra, estesa, ed accessibile. Senza una connettività adeguata non si può né crescere né competere sui mercati globali. Questo aspetto è particolarmente importante perché data la posizione strategica del nostro paese nel mediterraneo, dobbiamo puntare ad essere l’autostrada digitale non solo per le nostre aziende ma per tutto il traffico dati che entra ed esce dal mediterraneo. Un altro aspetto fondamentale, anche se purtroppo l’Italia risulta in posizione meno positiva di altri paesi, secondo la survey, è la fondamentale importanza della customer experience nell’era digitale. Il digitale infatti è un potentissimo amplificatore delle aspettative del cliente che non vuole più semplicemente acquistare un prodotto ma interagire con chi lo produce attraverso molteplici canali. I clienti infatti si aspettano esperienze personalizzate (offerte, contenuti, prodotti e servizi su misura), una comunicazione trasparente e interattiva (prezzi, modifiche al servizio, chat real time), un servizio efficiente (consegne rapide, aggiornamenti real-time). Se l’italia è il paese dell’eccellenza Made in Italy non può non cogliere questa sfida che la digital transformation può aiutare a vincere. E’ una sfida, anche culturale, che dobbiamo vincere. aspettano esperienze personalizzate (offerte, contenuti, prodotti e servizi su misura), una comunicazione trasparente e interattiva (prezzi, modifiche al servizio, chat real time), un servizio efficiente (consegne rapide, aggiornamenti real-time). Se l’italia è il paese dell’eccellenza Made in Italy non può non cogliere questa sfida che la digital transformation può aiutare a vincere. E’ una sfida, anche culturale, che dobbiamo vincere. E sottolineo lo stretto, strettissimo legame tra i due punti sopra citati”.