Anicav: bene Martina su etichetta anche per derivati pomodoro

Dicitura "Italia" solo se coltivato e trasformato nel nostro Paese

SET 5, 2017 -

Roma, 5 set. (askanews) – L’Anicav, l’associazione nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali con oltre 100 aziende associate, esprime “piena soddisfazione” per la volontà espressa dal Ministro Martina di estendere l’etichettatura di origine ai derivati del pomodoro. Il ministro, si legge in una nota, ha condiviso la proposta che trae origine dalle “Linee di indirizzo sull’etichettatura d’origine dei derivati del pomodoro” approvate nel corso dell’ultima Assemblea dei soci, presentata dall’Anicav lo scorso giugno, in occasione di un’audizione alla Camera dei Deputati, ha affermato il presidente Antonio Ferraioli.

La posizione degli industriali conservieri prevede l’indicazione in etichetta del Paese di coltivazione del pomodoro e del Paese di trasformazione o rilavorazione. In particolare, se il pomodoro impiegato per la produzione di derivati viene coltivato, trasformato e confezionato nello stesso Paese, l’indicazione di origine potrà prevedere l’utilizzo di una sola dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Qualora, invece, le diverse fasi di lavorazione siano realizzate in paesi diversi – caso ovviamente non riferibile ai pelati interi e non interi, alla passata e ai pomodorini, ma, eventualmente, al solo concentrato – sulla confezione dovranno essere riportate, distintamente, le informazioni su “Paese di trasformazione” (“UE” o “non UE”) e “Paese di confezionamento” (Italia).

L’Anicav ha sottolineato che comunque “sarà necessaria un’omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria, per evitare che la norma abbia un’efficacia limitata soltanto al territorio italiano, come sta già avvenendo per la passata di pomodoro”.