Telecom, Cassese: golden power non applicabile a Vivendi

"Pericolosi gli arroccamenti nazionalistici"

AGO 29, 2017 -

Roma, 29 ago. (askanews) – Il golden power del governo può essere usato “entro limiti precisi” e non è il caso di Vivendi su Tim-Telecom. E’ quanto spiega il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, in un’intervista al Corriere della Sera dopo il parere pro veritate scritto con il giurista Andrea Zoppini.

“I poteri speciali che lo Stato si è dato per impedire eventuali cosiddette “scorrerie” di imprese di altri Paesi, un insieme di poteri derogatori, possono essere usati entro limiti precisi, perché in possibile contrasto sia con principi dell’Organizzazionemondiale del commercio, sia con quelli dell’Unione Europea” sottolinea Cassese.

Anche per quanto riguarda l’obbligo di notifica sul controllo, prosegue “Le norme prevedono che la notifica debba essere fatta se la società che detiene attivi strategici nel settore delle telecomunicazioni decidesse di venderli o disporne con operazioni societarie. Questo non è avvenuto”.

In particolare, riferisce Cassese, nel parere si rileva che “Primo: né la presa d’atto da parte di Tim dell’avvio della “direzione e coordinamento” da parte di Vivendi, né l’attribuzione di deleghe agli amministratori fanno sorgere per Tim l’obbligo di notifica al governo previsto dalla legge: quelli sono atti interni. Vivendi aveva il 24 per cento del capitale di Tim fin dal marzo 2016 e continua avere tale percentuale del capitale (Anzi, ne ha ora una percentuale inferiore). È questo che conta. Secondo: eventuali mutamenti nel controllo, in base al codice civile o al Testo unico della finanza, rilevano solo se l’acquisto della partecipazione che conferisce tale controllo è operato da un soggetto esterno all’Unione Europea. Terzo: quanto al tema della sicurezza nazionale, per la rete Telecom non vi sono i presupposti previsti dalla legge”.

In generale, conclude il Giurista, “ritengo pericolosi gli arroccamenti nazionalistici, specialmente se sono ispirati dall’intento di operare ritorsioni”.