Fmi, ripresa italiana continuerà, ma ci sono significativi rischi

A partire dall'incertezza politica e possibili stop a riforme

LUG 27, 2017 -

Roma, 27 lug. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale “promuove” l’Italia, che oramai si trova al suo terzo anno consecutivo di ripresa economica con la prospettiva imminente di un calo del rapporto debito/Pil, che il prossimo anno scenderà al 131,6% rispetto al 133% previsto per il 2017. Ma i rischi che il Paese si trova dinanzi, secondo l’istituzione di Washington, sono “significativi” e collegati innanzitutto all’incertezza politica che rischia anche d’interrompere il cammino delle riforme il cui merito viene riconosciuto agli ultimi governi.

L’analisi è contenuta nei documenti stilati dopo la conclusione dell’ispezione annuale in Italia, secondo l’articolo 4 dello statuto del Fondo. E contiene un giudizio positivo, ma con elementi di problematicità: sostenuta da una politica monetaria eccezionalmente accomodante, da un allentamento fiscale, da bassi prezzi delle materie prime e dagli sforzi di riforma da parte del Governo l’economia è cresciuta dello 0,9% nel 2016 e si è continuata a espandere nel primo trimestre. Allo stesso tempo la disoccupazione e i crediti bancari in sofferenza sono calati dai loro picchi legati alla crisi Per quest’anno – ma le cifre erano già contenute nel recente aggiornamento al World Economic Outlook – la stima Fmi è di un incremento del Pil pari all’1,3% e attorno all’1% nel periodo 2018-2020.

“La crescita – sottolineano al Fondo – potrebbe sorprendere al rialzo nel breve termine, inclusa in una ripresa europea più forte. Ad ogni modo – avvertono gli economisti del Fondo – i rischi al ribasso sono significativi e collegati tra le altre cose all’incertezza politica, a possibili rallentamenti nel processo di riforme, a fragilità finanziarie e alla rivalutazione del rischio durante la normalizzazione della politica monetaria. Questo sentiero di crescita moderata implicherebbe un ritorno del reddito pro capite a livelli pre-crisi solo a metà del decennio 2020 insieme a un allargamento del differenziale di reddito italiano con la più veloce media dell’area euro”.