Italia-Cina, Romiti: One Belt, One Road può avere ruolo epocale

Prodi: "Occorre lavorare sull'assimetria delle regole"

MAG 23, 2017 -

Milano, 23 mag. (askanews) – “La Nuova Via della Seta ha le potenzialità e le ambizioni di avere un ruolo epocale, è un progetto che costituirà il fulcro della politica e dell’economia cinese”. E’ il pensiero di Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina che ha organizzato, insieme allo studio legale Dentons, il seminario “Belt and Road Initiative, Opportunità di business tra Italia e Cina” cui ha partecipato fra gli altri, Ettore Francesco Sequi, ambasciatore italiano a Pechino (in collegamento video), Xuefeng Song, Console Generale Cinese a Milano e l’ex premier Romani Prodi.

La Belt and Road Initiative (Bri) è stata annunciata nel 2013 dal Presidente Xi Jinping e lanciata con grande enfasi durante il Forum di Pechino del 14 e 15 maggio scorsi, alla presenza di numerosi capi di Stato stranieri,tra i quali il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, “oggetto – ha spiegato l’ambasciatore Squeri – di cortesie protocollari inaspettate, come sedersi accanto al presidente Xi Jinping con le rispettive mogli”. Il piano – conosciuto anche come One Belt, One Road (Obor) – mira al rilancio dell’antica Via della Seta grazie alla creazione di corridoi economici dalla Cina all’Europa, con il coinvolgimento dei Paesi centro-asiatici via terra, e di quelli del Sud-est asiatico via mare. La Nuova Via della Seta dovrebbe riguardare Paesi che messi insieme coprono oltre il 60% del Pil mondiale, il 70% della sua popolazione, e il 75% delle riserve energetiche conosciute. Secondo le previsioni, gli investimenti infrastrutturali legati a Bri dovrebbero aggirarsi su una quota di circa 300 miliardi di dollari Usa all’anno.

Nell’auspicare una “sempre più stretta cooperazione economica fra Cina e Europa”, l’ex premier Romano Prodi ha posto l’accento sul tema “dell’assimetria delle regole” per cui oggi è molto più semplice per i cinesi investire in Europa che non viceversa senza contare che “gli investimenti europei in Cina sono spesso green field (cioè partendo da zero) mentre i cinesi comprano imprese già consolidate, con ricadute economiche meno significative”.

Il lancio di Belt and Road Initiative avviene in un contesto in cui la Cina ha già cambiato la propria proiezione economica all’estero. Dal 2015, infatti, gli investimenti cinesi all’estero hanno superato gli investimenti stranieri in Cina. Questo dato, confermato nel 2016 con oltre 170 miliardi di dollari, significa che la Cina è ormai un investitore netto. “Obor rappresenta uno dei programmi infrastrutturali più ambiziosi della storia dell’umanità e un’opportunità unica per le imprese italiane che potranno accedere più facilmente al mercato cinese”, ha dichiarato l’avvocato Federico Sutti, managing partner dello Studio legale Dentons.

“Sin dall’inizio – ha dichiarato Cesare Romiti -, la Fondazione Italia Cina si è spesa in prima persona per promuovere e far conoscere il progetto. Un compito che continua a portare avanti grazie anche al suo ruolo di unico referente per l’Italia – insieme alla Camera di Commercio Italo Cinese – del Silk Road Business Council, grazie a un accordo con il China Council for the Promotion of International Trade (Ccpit)”.