Vinitaly, Cia: si può produrre vino “solidale” e fare mercato

Impegno del settore nel sociale

APR 11, 2017 -

Verona, 11 apr. (askanews) – Produrre vino in maniera solidale e stare sul mercato è possibile. Questo il presupposto attorno a cui ruota l’appuntamento “Prodotti della terra, storie di persone. Vini da narrazione: ogni vino una storia da raccontare che narra di qualità, professionalità, passione, territorio, tradizioni, coesione, comunità”, promosso al Vinitaly dalla Cia-Agricoltori Italiani in collaborazione con il Forum Nazionale Agricoltura Sociale, nell’area meeting negli spazi della Confederazione. Presente all’iniziativa il viceministro alle Politiche agricole Andrea Olivero.

Le oltre 25 mila bottiglie prodotte dalla Fattoria La Costa che esporta in Svizzera, Giappone e Usa, nonché i riconoscimenti ricevuti, proprio lo scorso anno al Vinitaly, dalla cooperativa Agricoltura Capodarco che con le sue sei etichette ha clienti in tutto il mondo, si dimostra che fare welfare in agricoltura si può e che, soprattutto, paga. Gli esempi di realtà produttive di successo che operano con questa logica non mancano. Esplicative le storie raccontate dalle aziende invitate aderenti alla rete del Forum. Non solo Capodarco e La Costa ma anche Terre Vive, Vitematta, La Contea e La Cantina di Cooperativa Sociale 81, che dimostrano il successo del binomio composto dal realizzare vino “sociale” e stare a pieno titolo sul mercato, non solo italiano ma anche estero.

L’azienda agricola insomma non è più sinonimo solo di cibo, campagna, paesaggio rurale: oggi vuol dire anche welfare, uno spazio solidale dove le fasce deboli della popolazione possono costruire nuove relazioni sociali e ritagliarsi un posto nuovo nel mercato del lavoro. Così l’agricoltura sociale ha saputo coniugare l’imprenditorialità agricola con la responsabilità e l’impegno per la collettività. L’Italia oggi si colloca ai primi posti dello scenario europeo con oltre 3.000 progetti e pratiche di agricoltura sociale all’attivo. Tantissime le aziende che hanno già avviato e sperimentato questo nuovo modo di fare agricoltura, promuovendo l’offerta di servizi assistenziali e occupazionali a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, bambini) e di aree fragili (montagne e centri isolati). Un fenomeno in continua espansione, contando oltre 4 mila addetti su tutto il territorio nazionale e toccando un valore della produzione di 200 milioni di euro.

“Con questa iniziativa – sottolineano il presidente della Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino e la portavoce del Forum Nazionale Agricoltura Sociale Ilaria Signoriello – si vuole evidenziare l’impegno delle aziende nel settore perché l’agricoltura sociale è un processo plurale, radicato nei luoghi e sulla base dei bisogni delle comunità locali. La fattoria concepita in questo particolare modo di fare impresa, infatti, non è mai un’esperienza isolata, ma sempre un sistema territoriale che coinvolge aziende agricole, cooperative sociali, strutture sanitarie, enti locali, famiglie”.