Allarme per il mercato del tartufo dopo la riforma fiscale

Futuro difficile per le aziende italiane, che si trasferiscono

MAR 27, 2017 -

Roma, 27 mar. (askanews) – Il tartufo e i prodotti a base di tartufo sono simboli dell’Italia nel mondo, tuttavia, nell’ultimo decennio i dati di commercio internazionale stanno evidenziando una crisi strutturale del settore. Le inefficienti normative che regolano la raccolta, commercializzazione e fiscalità del tartufo lungo la filiera sono il vero problema del settore, poiché rappresentano un freno alla competitività con le produzioni spagnole, francesi e dell’Est Europa, che stanno invece crescendo a ritmi preoccupanti.

Nonostante i 150 milioni di fatturato del 2015, le aziende dedite alla commercializzazione e trasformazione del tartufo sono, oggi, i soggetti più penalizzati dalle norme del settore e versano, ormai da anni, in una grave crisi accentuatasi ulteriormente dal primo gennaio 2017, primo giorno di applicazione della cosiddetta Legge Europea.

La nuova normativa fiscale, entrata in vigore nel 2017, risulta difficilmente applicabile al settore del tartufo, in quanto rende quasi del tutto impossibile l’acquisto della materia prima italiana corredata dai relativi documenti fiscali e di tracciabilità sanitaria.

Il 12 gennaio 2016 il MIPAAF ha istituito il tavolo di Filiera Nazionale del Tartufo coordinato dal Dott. Alberto Manzo che sta cercando di definire una linea comune con tutti gli attori della filiera quali le associazioni di tartufai (raccoglitori di tartufo), le associazioni di tartuficoltori (coltivatori di tartufo), le associazioni delle aziende di commercializzazione e trasformazione del tartufo, le associazioni di valorizzazione turistici -territoriale del tartufo, i vivaisti, gli esperti del settore, gli enti di controllo, le regioni ed il mondo accademico e della ricerca.

A causa della paralisi del settore, alcune aziende italiane si stanno già ora trasferendo in paesi europei più competitivi, sia dal punto di vista legislativo che sul piano della produzione di materia prima, con conseguente perdita occupazionale in Italia e relativo trasferimento di know-how (le sapienti conoscenze accumulate in decenni di tradizione produttiva).