Inflazione, perché il balzo mette in crisi le famiglie

Caro vita all'1,5% dopo un 2016 con le retribuzioni solo al +0,6%

FEB 28, 2017 -

Roma, 28 feb. (askanews) – L’improvvisa, quasi brutale risalita dell’inflazione in tutta l’area euro, che ora vede anche l’Italia allineata alla tendenza generale con un caro vita balzato all’1,5 per cento a febbraio, il livello più elevato da 4 anni a questa parte, ha spazzato via il dibattito sui rischi opposti, di deflazione, che teneva banco fino a pochi mesi fa. Ormai è chiaro che la dinamica dei prezzi è tornata al rialzo. Tuttavia, la velocità con cui si è verificato questo mutamento, le cause che lo hanno determinato, o meglio quelle che non vi hanno contribuito – non scaturisce da un genuino e proporzionale rafforzamento dell’economia – e il contesto generale in cui si verifica non permettono di guardare a questi dati con troppo sollievo.

Per non parlare del fatto che la risalita dell’inflazione potrebbe rendere più difficile alla Bce proseguire come previsto – fino alla fine dell’anno, o oltre “se necessario” – quel massiccio programma di acquisti di titoli di Stato, il quantitative easing, così cruciale nel tenere a bada lo spread e i timori sul rischio-Italia.

Tornando all’inflazione, i dati diffusi oggi dall’Istat, come del resto quelli giunti finora per l’intera area euro, mostrano che il rialzo dell’indice generale riflette prevalentemente spinte rialziste sull’energia, legate al recente recupero dei prezzi del petrolio, e sugli alimentari, un’altra voce altamente volatile legata a doppio filo con l’energia stessa. Al di là di questi fattori, l’inflazione di fondo è rimasta mesta, 0,6 per cento a febbraio rispetto allo 0,5 per cento di gennaio.

Soprattutto, a questa accelerazione dei prezzi manca del tutto un contributo dal lato della domanda. La dinamica delle retribuzioni delle famiglie mostra infatti come queste ultime si trovino anzi del tutto “indifese” sui rincari. Sempre secondo i dati dell’Istat i salari, i cui ultimi dati risalgono però solo a dicembre, si attestavano al più 0,4 per cento su base annua e in assenza totale di incrementi rispetto al mese precedente.

L’intero 2016 si è chiuso con un limitato più 0,6 per cento. E ora all’improvviso i consumatori dovranno fare i conti con un carrello della spesa (prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona) che a febbraio è balzato al più 3,1 per cento su base annua.

L’allarme deflazione sarà quindi rientrato, ma già stanno fioccando quelli sui rincari lanciati da associazioni di consumatori e di categoria. E non mancano i timori che si inneschi una fase di “stagflazione”, espressi da alcuni sindacati, ovvero la combinazione perversa di bassa crescita economica e retributiva e inflazione al rialzo, specialmente in Italia dove l’espansione economica è ai livelli più bassi di tutta l’Ue.

D’altra parte proprio la mancanza di una componente dalla crescita delle retribuzioni, alla base della fiammata inflattiva, se a sua volta generalizzata a livello europeo, potrebbe limitare il rischio che venga minato il massiccio programma di stimoli all’economia della Bce. Ancor prima che si assistesse alla risalita dell’indice Hicp (l’inflazione armonizzata di Eurolandia) il presidente Mario Draghi aveva avvertito che l’istituzione avrebbe guardato attentamente ai segnali di “effetti di secondo livello” dei rincari, quelli che appunto si verificano tipicamente sulle retribuzioni e sulle contrattazioni salariali.

E va sempre ricordato che in buona misura l’incremento dell’inflazione deriva dagli stessi stimoli della Bce, in assenza dei quali, specialmente nei mesi scorsi, la deriva deflattiva avrebbe potuto risultare ben più pronunciata a pericolosa.

In sintesi, lo scatto del caro vita può mettere sotto pressione i bilanci familiari. Soprattutto se dovesse mostrare ulteriori rafforzamenti, ma su questo versante va rilevato che da diverse settimane almeno il prezzo del petrolio, componente chiave dell’attuale fase rialzista, si è sostanzialmente stabilizzato tra i 50 e i 60 dollari. Ma almeno per ora il quantitative easing della Bce dovrebbe poter proseguire senza intoppi.

Voz-Int5