Confesercenti: 2016 altro anno nero per commercio, -25mila negozi

Effetto Natale quasi nullo

FEB 23, 2017 -

Roma, 23 feb. (askanews) – Il 2016 è stato l’ennesimo anno nero per il commercio al dettaglio, soprattutto per i piccoli negozi. Nemmeno il Natale è riuscito ad invertire il trend delle vendite: l’effetto è stato quasi nullo, come confermano i dati relativi al mese di dicembre, in calo sia sul mese che sull’anno precedente. Intanto continua l’emorragia di imprese: tra gennaio e dicembre del 2016 hanno abbassato la serranda quasi 25 mila negozi indipendenti, 15 mila nel centro nord dello Stivale e 10 mila nel Sud e nelle Isole. A lanciare l’allarme è Confesercenti.

Il calo delle vendite riguarda infatti soprattutto le attività commerciali di minori dimensioni: i piccoli esercizi fino a 5 addetti fanno registrare una riduzione annua del fatturato dell’1,8%, pari a circa un miliardo di euro in meno. La GDO nel complesso registra, invece, un incremento di fatturato dello 0,5% su tutto l’anno, che però è dovuto sostanzialmente ai discount (2,0%) e specializzati (1,7%). E questo nonostante la leggera ripresa dei consumi generali, che nel 2016 dovrebbero segnare un aumento dello 1,4%. Un incremento non eccezionale, che sembra inoltre essere assorbito quasi completamente dall’aumento dell’incidenza di spese fisse e servizi sui bilanci delle famiglie.

Sui negozi fisici pesa anche l’accresciuta concorrenza dei canali digitali, certo; ma a far danni è soprattutto quella sleale, esercitata dai circa 100mila venditori abusivi e irregolari d’Italia. Il contesto in cui i negozi operano, inoltre, è sempre meno a misura di PMI: nessuna piccola attività commerciale può rimanere aperta 24/7, soprattutto in un quadro in cui la spesa delle famiglie in beni e prodotti continua a diminuire.

“C’è bisogno di un intervento mirato per sostenere il commercio tradizionale, che vive ormai da anni in uno stato di evidente crisi”, ha spiegato il presidente di Confesercenti, Massimo Vivoli. “E’ necessario mettere in campo interventi per fermare la scomparsa delle attività commerciali nei centri urbani. A partire da un sostegno alle attività commerciali di vicinato, dall’estensione della cedolare secca alle locazioni alla riduzione dell’elevata imposizione fiscale, dall’Imu alla Tari, che grava sui negozi”, ha concluso.