Vecchietti (Rbm): serve un secondo pialastro sanitario aperto

Proposta una nuovaa assicurazione privata integrativa universale

OTT 12, 2016 -

Milano, 12 ott. (askanews) – Lo scenario socio economico italiano rende sempre più necessario la costruzione di un “Assicurazione Sanitaria Sociale Integrativa”, ovvero la diffusione di una assicurazione sanitaria, che integri la copertura assistenziale dove non arriva, o arriva in modo inefficiente, il SSN. Un “Secondo Pilastro Sanitario Aperto” aperto a tutti i cittadini senza distinzione di attività lavorativa, reddito e condizione sociale, e che riduca la spesa già sostenuta dagli italiani per curarsi al di fuori del servizio sanitario nazionale, in media 570 euro all’anno per ogni cittadino. E’ la proposta emersa a Milano nel corso della 4° edizione dell’Health Insurance Summit, e lanciata da Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute.

“Il forte problema di ‘sotto-assicurazione’ del Paese, più alto del 40% rispetto agli altri paesi UE, unitamente all’aumento del numero degli anziani e dell’aspettativa di vita, rendono sempre più gravoso il compito del SSN, che non riesce più a soddisfare i bisogni degli italiani – ha detto Vecchietti – Basti pensare che oltre 12 milioni di italiani hanno ammesso di aver rinunciato alle cure mediche per motivi economici, mentre la spesa sanitaria privata continua a crescere ad un ritmo di 34,5 miliardi di euro al triennio. Fatto che dovrebbe far capire l’importanza della creazione di un solido #SecondoPilastro SanitarioAperto capace di ridurre l’impatto della crescente richiesta di cure sul reddito delle famiglie”.

La costruzione di un “Secondo Pilastro Sanitario” secondo il progetto di Rbm prevede di affidarsi ad un “Fondo Sanitario No Profit, equo e inclusivo” e affronta in modo nuovo l’intera materia: non solo si costruisce – con l’intervento del Fondo – un supporto economico agli assicurati, ma si deve promuovere la loro salute ricorrendo a un ricorso periodico a protocolli di prevenzione e fornendo il supporto medico necessario all’identificazione e alla gestione di un corretto percorso di cura; istanze da realizzare anche con un uso diffuso della tecnologia “wearable” e di app specifiche per la raccolta dei dati.

Con una spesa sanitaria privata, procapite di oltre 570 euro all’anno, gli italiani hanno speso nel 2015 oltre 34,5 miliardi, circa il 25% dell’ammontare del FSN, per curarsi privatamente. Solo 2 italiani su 10, secondo dati Censis, infatti hanno una polizza sanitaria integrativa, ma a causa delle disfunzioni del SSN, tra liste d’attesa infinite e carenza di prestazioni per servizi essenziali come per esempio l’odontoiatria, decidono di pagare “cash” in proprio le prestazioni.

Alla base delle difficoltà crescenti del SSN esiste l’inesorabile invecchiamento della popolazione in un contesto dove le “vecchie” sicurezze famigliari vengono a mancare. “Il trend di spesa legato alla non autosufficienza della popolazione anziana viene ora coperto dalle famiglie, che ne coprono il 43% del totale – ha aggiunto Vecchietti – A fronte di una partecipazione del settore pubblico del 35% di un 23% di spesa privata. Il disgregarsi del nucleo tradizionale della famiglia però è destinato a ridurre la rete di solidarietà che ha concesso a milioni di italiani di permettersi delle cure e, allo stesso tempo, il deficit finanziario dello Stato non appare in grado di poter sostenere questa spesa crescente.

Rbm – la più grande Compagnia specializzata nell’assicurazione sanitaria per raccolta premi e per numero di assicurati – ha già predisposto una serie di attività, con prodotti specifici, che si muovono verso la costruzione di un secondo pilastro sanitario aperto, ma perchè una assicurazione sanitaria sociale integrativa sia diffusa e capillare serve anche un intervento di carattere politico che aiuti a finanziare per tutti i cittadini le cure private salvaguardando l’universalismo e l’equita’ del sistema.

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