Fmi,Lagarde a Paesi capaci di aiutare crescita:”Azione per Favore”

Indica Germania, Canada e Sud Corea tra Paesi che possono farlo

OTT 6, 2016 -

Washington, 6 ott. (askanews) – “Azione per favore!”. E’ lo slogan con il quale il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, sollecita una risposta in tutto il mondo per rilanciare la crescita e affrontare le disuguaglianze, individuando la Germania, il Canada e la Corea del Sud come i primi Paesi che possono fornire lo stimolo.

“Quello che è fondamentale è ora l’azione”, ha detto in una conferenza stampa la numero uno dell’istituzione di Washington aprendo le riunioni annuali nella capitale Usa e aggiungendo che “quindi il mio messaggio ai membri del Fmi domani sarà, ‘Azione, per favore'”.

Le ultime previsioni del Fmi rese note poche ore fa segnalano una crescita globale del PIl “sottotono” pari al 3,1 per cento nel 2016, che salirà al 3,4 per cento l’anno prossimo, con i Paesi in via di sviluppo che supereranno la velocità di crescita delle economie avanzate.

“La mia speranza al termine della riunione annuale è che ogni ministro delle Finanze, ogni governatore di una banca centrale, tornerà a casa pensando, ‘Che cosa posso fare per spingere la crescita che è attualmente troppo bassa, per un tempo troppo lungo, beneficiando troppo pochi? ‘”, ha chiesto Lagarde indicando le economie di Berlino, Ottawa e Seoul tre come esempi di Stati che hanno i mezzi finanziari per spendere di più per accelerare la crescita. “Crediamo – ha detto ancora – che alcuni paesi hanno spazio fiscale. Beh, se è così, lo dovrebbero usare”, ha detto aggiungendo che “includiamo certamente in questa categoria “il Canada, la Germania,la Corea.”

Lagarde ha operato dei distinguo rispondendo a una domanda sui danni della globalizzazione che a sua avviso funziona, ma dev’essere differente. “Noi sappiamo – ha detto – che la globalizzazione ha funzionato e che ha considerevolmente beneficiato molte persone. Noi – ha detto rispondendo indirettamente a una domanda sulle elezioni presidenziali statunitensi e sulle posizioni di Donald Trump – non pensiamo che sia il momento di andare contro la globalizzazione che dev’essere leggermente diversa e che non può limitarsi a proseguire con la promozione del commercio internazionale come abbiamo visto storicamente”.