Lavoro, Cgil lancia piano da 30 mld. In 3 anni 1,3 mln occupati

Tra le forme di finanziamento anche la patrimoniale

SET 13, 2016 -

Roma, 13 set. (askanews) – Al Paese serve una “terapia shock” per creare lavoro e far ripartire la crescita. Per affrontare l’emergenza della disoccupazione giovanile e femminile la Cgil ha messo nero su bianco un piano straordinario per l’occupazione. L’operazione richiede risorse per 30 miliardi e 448 milioni nel triennio 2017-2019 e punta a generare 1 milione e 368mila nuovi occupati tra pubblico e privato. Tra le possibilità di finanziamento indicate dal sindacato di Corso Italia c’è anche la patrimoniale: l’introduzione di una imposta sulle grandi ricchezze porterebbe entrate aggiuntive per 20 miliardi l’anno.

Negli anni di crisi, tra il 2008 e il 2015, – è la premessa del sindacato guidato da Susanna Camusso – sono andati in fumo 1,6 milioni di posti di lavoro. Nel 2015 l’area di “sofferenza e disagio” del lavoro (disoccupati, scoraggiati disponibili a lavorare, occupati in Cig etc.) è cresciuta in modo vertiginoso fino a coinvolgere oltre 9,3 milioni di persone (+3,7 milioni rispetto al 2007). Dal 2007 al 2015 le persone in condizione di povertà assoluta sono passati da 1 milione 789 mila a 4 milioni e 102 mila (+2.313.442). Sono poi triplicati i giovani in povertà assoluta mentre sono ormai sono 4 su 10 le famiglie povere nel Mezzogiorno. Infine il Pil reale dell’Italia nel 2015 è risultato inferiore di 8,3 punti rispetto al 2007 (140 miliardi di euro in meno).

I dati parlano chiaro e fotografano, secondo la Cgil, “la profonda depressione sociale ed economica che ancora attanaglia il Paese”. Ecco perchè si rende necessaria una terapia ad hoc sulla scia del “New Deal” americano, del “Piano Beveridge” inglese o, guardando in casa, sulla falsariga delle politiche del centrosinistra dei primi anni ’60.

Il piano straordinario lanciato dalla Cgil prevede la costituzione di una Agenzia nazionale che gestisca le risorse straordinarie in rapporto con i territori seguendo i temi di intervento indicati e distribuendo le risorse straordinarie in base alle percentuali territoriali di disoccupazione giovanile, femminile e strutturale. La spesa necessaria a realizzare il progetto è pari a circa 10 miliardi e 149 milioni di euro l’anno (ovvero, circa 30 miliardi e 448 milioni in un triennio), contando gli effetti fiscali (Irpef di ritorno), di cui 2 miliardi e 424 milioni annui strutturali per le assunzioni a tempo indeterminato.

In termini occupazionali, un impegno di spesa pubblica 2017-2019 pari a circa 30 miliardi di euro per 520mila nuovi posti di lavoro pubblici e 80mila privati (cooperative e start-up) può generare 1 milione 368 mila occupati complessivi aggiuntivi tra pubblico e privato. Il tasso di disoccupazione scenderebbe al 4,8% nel 2019. Quanto al Pil, nel triennio considerato, si avrebbe una crescita cumulata di 5,7 punti di Pil reale.

Diverse le forme di finanziamento del piano suggerite dalla Cgil. Oltre alla patrimoniale, anche una “svolta” nella riduzione strutturale dell’evasione con la proposta di trasmissione via app all’agenzia delle entrate delle fatture Iva. Ma si potrebbe anche aprire, secondo il sindacato, una “vera e propria vertenza europea” che chieda il cambiamento del Patto di Stabilità (escludendo investimenti pubblici per obiettivi prioritari) o quantomeno la sospensione del Patto per almeno tre anni.