Fmi: 360 mld Npl in banche Italia, aiuti di Stato non fattibili

Puntare su fusioni, procedure fallimentari e fondi come Atlante

LUG 12, 2016 -

Roma, 12 lug. (askanews) – Anche se di recente sembrano essersi stabilizzati, a quota 360 miliardi di euro gli elevati crediti deteriorati nelle banche italiane e il loro smaltimento rappresentano “una priorità”, secondo il Fondo monetario internazionale. Tuttavia due delle possibili strade per risolvere la questione, l’inflazione e gli aiuti pubblici, “non appaiono fattibili” nell’area euro. Non resta quindi che procedere con un mix di misure che vanno dall’incoraggiamento delle fusioni, allo snellimento delle procedure di insolvenza, a interventi per la facilitare lo smaltimento delle sofferenze come il fondo Atlante.

Nei documenti approvati dall’executive board del Fmi a seguito della missione annuale nella Penisola, l’istituzione di Washington quantifica in 360 miliardi di euro i crediti deteriorati totali nelle banche italiane, pari al 18 per cento dei crediti totali.

Il tutto mentre la redditività delle banche stesse risulta “relativamente bassa rispetto alle altre banche europee, con una media del 3,1 per cento”, sebbene i dati più recedenti abbiano mostrato un inizio di rafforzamento. “Riparare i bilanci delle banche è una priorità – afferma il Fmi – non ultimo per facilitare nuovi prestiti e sostenere la ripresa economica”.

Normalmente questi aggiustamenti si effettuano con tre possibili strade: la crescita economica, che specialmente se alimentata dalle esportazioni migliora la capacità dei creditori delle banche di onorare i pagamenti. L’inflazione, che implicitamente riduce il valore degli indebitamenti. O infine gli aiuti pubblici al settore.

Ma secondo il Fmi “nell’area euro né l’inflazione né gli aiuti pubblici appaiono fattibili, mettendo l’onere su altri tipi di approcci volti a rafforzare il potere autocurativo di un settore bancario altamente ciclico e frammentato”.

E questo secondo i documenti approvati dal Fmi significa facilitare le fusioni e spianare la strada a riduzioni dei costi, riformare le procedure di insolvenza e approntare altri meccanismi per assistere le banche. Su questo il Fmi cita il fondo Atlante per l’agevolazione dello smaltimento dei Non performing loans (Npl).

In ogni caso il fattore “cruciale” per il successo di questo tipo di approcci è “l’abilità delle banche di assorbire i costi delle riforme e creare dei margini patrimoniali per aumentare l’erogazione di credito e la loro resistenza”.